Dentro M5s cresce la rivolta contro Di Maio e lui si aggrappa alla Rousseau

I gruppi parlamentari insofferenti con il verticismo: Giggino è ancora al vertice solo perché così vogliono Grillo e Casaleggio. Se i parlamentari potessero esprimersi liberamente...

Di Maio
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26 Settembre 2019 - 07.52


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La verità la conoscono tutti: se M5s fosse davvero un movimento democratico Giggino Di Maio non sarebbe mai stato e non sarebbe da tempo il capo politico del movimento.
E non è nemmeno un mistero che, al netto di una quota di fedelissimi miracolati, se i gruppi parlamentari si potessero esprimere liberamente lo stesso Di Maio raccoglierebbe pochissimi consensi.
Del resto “Giggino” non è un leader ma un prodotto di laboratorio fatto diventare capo da una società di comunicazione e da Beppe Grillo.
E ora dentro M5s è scoppiata la rivolta.
Lui si difende: “So che ci sono persone che non sono d’ accordo con la mia linea, ma non è una novità e comunque sono sicuro che non sia una questione di poltrone. Io ho preso l’80% del consenso per la mia riconferma (il famoso voto online sulla piattaforma Rousseau dopo la batista elettorale delle europee, ndr) e abbiamo anche la maggioranza in Consiglio dei ministri”.
Luigi Di Maio, in un colloquio con il Corriere della Sera parla degli equilibri nel movimento e del suo consenso, spiegando che esiste invece un problema di organizzazione: “Un problema che è anche di distanza dal territorio e che abbiamo anche pagato in alcune occasioni, ma sul quale esistono delle proposte ben precise”.
“Ma in ogni caso è meglio tenere distinti i piani – sottolinea – nel governo si lavora benissimo, con Zingaretti e Franceschini i rapporti sono ottimi e per quanto riguarda Renzi nessuno si immaginava che avrebbe fatto il senatore semplice che preme il pulsante del voto. Mi meraviglia chi si meraviglia, noi chiediamo solo lealtà e si spera he nessuno ci riporti indietro alle fibrillazioni di qualche mese fa».
“Da tempo – rivela – sto lavorando al progetto di un team del futuro, formato da 12 persone. Era un progetto da realizzare entro settembre, ma poi c’è stata la crisi di governo. È evidente che il movimento solo con il capo politico non può sostenere la sfida di governo, il futuro non è una struttura ma una organizzazione capace di far arrivare i problemi dei cittadini al vertice delle istituzioni”.

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