Le Sardine a Parma: mai così tanti in piazza, il centro sinistra ci rifletta

Da decenni qui non si tenevano manifestazioni tanto affollate: giovani, famiglie, chi non si occupa di politica, un racconto dalla città

La manifestazione in piazza a Parma delle Sardine. Foto Marco Buttafuoco
La manifestazione in piazza a Parma delle Sardine. Foto Marco Buttafuoco
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26 Novembre 2019 - 08.44


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di Marco Buttafuoco

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Le cifre sui partecipanti alle dimostrazioni politiche o sindacali sono sempre opinabili e mai definitive. Ieri sera, a caldo, anche la Gazzetta di Parma, non certo un covo di estremisti di sinistra, parlava di diecimila partecipanti al raduno delle Sardine, nella storica piazza del Duomo. Altre fonti si attestavano su una valutazione di ottomila. Uno spettatore che avesse guardato la sequenza della serata dall’ alto, magari dal bellissimo battistero dell’Antelami, avrebbe notato come anche la principale via d’ingresso alla piazza (Via del Duomo) fosse intasata di una folla che quasi debordava nella Via Cavour, il passeggio elegante della città.
Al di là delle cifre rimane un dato essenziale: a Parma non si vedevano manifestazioni così affollate da decenni. Nessuna statistica potrebbe mai rendere questa sensazione tanto inedita. Sicuramente ad aderire all’appello delle “Sardine” sono arrivate persone di ogni età ed estrazione sociale e molti di loro (in una piccola città ci si conosce più facilmente) non erano certo adusi alla pratica e ai rituali della piazza.
Giovanissimi, famiglie e militanti anni ‘70
C’erano, attoniti, militanti degli anni settanta (“Siamo più sgombri, oramai, che sardine” diceva con grande ironia uno di loro); c’erano giovanissimi, famiglie con bambini. C’erano anche politici, sindacalisti e amministratori di comuni del parmense, ma confusi fra la folla. C’era il vicino di casa, il collega d’ufficio con cui non parli mai di politica, a testimonianza di quanto siano risibili le teorie su una presunta etero direzione, su una strategia occulta, di quello che, a oggi, non si può ancora definire un movimento vero e proprio. Il palco era costituito da un camion, nemmeno molto grande. Gli oratori sono stati degli sconosciuti ragazzini, gli organizzatori tre studenti di un liceo cittadino.
La folla ha cantato Bella Ciao ma subito dopo, dopo l’invito arrivato dal palco, ha intonato anche, e con maggior convinzione, l’Inno di Mameli, un po’ stonato all’inizio, poi sempre più forte e sicuro, quasi gridato alla fine. Non c’è stata nessuna logica militante in questo flashmob. Eppure, qualcuno fra i presenti raccontava come, qualche settimana prima, durante la prima manifestazione salviniana, la piazza di sinistra che lo contestava era apparsa divisa ”come una famiglia litigiosa che discute di un’eredità”.
A manifestare ieri sera c’erano persone preoccupate e consapevoli della partita delicatissima che si giocherà, in Emilia Romagna, il 26 gennaio. A ben guardare le tante persone intervenute non hanno solo contestato la brutale volgarità del Capitano e dei suoi accoliti, la sua rozzezza populista, la devastante pervasività della sua macchina propagandistica.
Il Pd non può ignorare questa forza
Manifestazioni come questa interrogano, direttamente, anche la dirigenza del centrosinistra. Se è vero, come scrive il comunicato delle Sardine, che queste iniziative hanno dimostrato che l’agenda politica non la scrive più solo Salvini, è altrettanto vero che la maggioranza di governo e il Pd in particolare, non possono più ignorare questa forza tranquilla e determinata che comincia a invadere le piazze italiane.
La piazza era pacifica, colorata (molti sono arrivati direttamente dalla manifestazione dei “Maschi che s’immischiano”, contro la violenza sulle donne, portando con loro fiaccole rosse e altri simboli di quella protesta), allegra, piena di cartelli, di silhouette del glorioso pesce, azzurro e povero, che è diventato il simbolo di chi non vuole arrendersi, restando unito, all’onda sovranista. Sul raduno aleggiava tuttavia anche la preoccupazione generata dagli ultimi sondaggi e sul futuro in generale.

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