Lui è il protagonista di una sfida importantissima, considerata una sorta di prova del nove per frenare l’avanzata fascio-leghista. Ci riuscirò?
“L`Emilia Romagna s’è svegliata. L`Italia non so”. Così in un’intervista a Repubblica il governatore Stefano Bonaccini, dopo la piazza dei 10mila a Bologna, sabato scorso, quando ha ufficialmente lanciato la sfida alla leghista Lucia Bergonzoni il prossimo 26 gennaio.
“Io credo davvero – ha spiegato il governatore – che stia scattando una reazione in Emilia-Romagna: merito delle sardine, non c’è dubbio. Ma quello che sta succedendo ha anche a che fare coi valori di questa terra, e con la reazione che suscita la caricatura che ne stanno facendo i nostri avversari. Se vieni qui a dire che dovremmo essere come altre regioni, pur bellissime, i nostri cittadini ti rispondono”.
È cambiato il vento in Italia? “È presto per dirlo – spiega – Le sardine stanno riempiendo tante piazze nel Paese ed è un bel segnale. Bello perché sono piazze di giovani, che non usano un linguaggio di odio. Resta però il fatto che in Italia il malessere sociale e insofferenza verso la politica sono ancora molto profondi”.
Chiederà a qualcuna delle sardine di entrare in giunta? “Le giunte si fanno il giorno dopo le elezioni. Questo è il momento di dare risposte sui contenuti, sull’idea di società che abbiamo. Su alcuni temi vedo un terreno di convergenza: cultura, scuola, lavoro, ecologia, diritti”.
Lei ha cancellato il simbolo Pd dai manifesti. E non vuole “passerelle di big”. Il partito le fa perder voti? “Non credo – continua Bonaccini – che il problema sia un simbolo. La mia avversaria ha messo un sacco di simboli ma non parla di Emilia-Romagna, e mi pare più preoccupata di me ultimamente. Il Pd è fortemente impegnato in questa campagna elettorale e la piazza di sabato è anche merito suo, ma in Emilia Romagna c’è l’elezione diretta del presidente e i cittadini votano anche la persona e il suo progetto, come per i sindaci”.
Ha persino fatto il logo col suo volto, occhiali a goccia e barba, per i gadget. Non personalizza troppo facendo del suo “look” un’icona? “Quell’immagine – spiega – è nata per scherzo, da un amico che mi ha sentito dire che “ci metto la faccia”. E poi mi piace prendermi in giro. Mi permetta una riflessione però: mi pare più anomala la scelta della Lega, che toglie il volto di Borgonzoni dai manifesti e ci lascia solo quello di Salvini”.
Grazie alla sua strategia lei è davanti nel voto personale. Però soffre nei sondaggi sui voti ai partiti. Quanto le pesa che il patto coi M5S sia sfumato? “Più che altro mi spiace che non abbiano accettato la sfida del confronto. Io voglio vincere mettendo insieme proposte adeguate per l`Emilia-Romagna, ed era possibile farlo, visto che abbiamo votato tante cose insieme ai 5 Stelle in Regione”.
Pare che Luigi Di Maio abbia persino chiesto a Milena Gabanelli di candidarsi in Emilia -Romagna. “Non sono cose che mi riguardino. Con Milena c’è un rapporto di stima e rispetto. Quando l’ho sentita, voleva informazioni sull’attività della Regione o per evidenziarmi problemi. Certamente io non l’ho mai tirata per la giacca”.
La suggestione di una donna presidente di Regione è forte, però. In Finlandia è stata eletta una donna di 34 anni, figlia di una coppia Lgbt. “Trovo normale quello che è successo in Finlandia. Non è normale che lo si consideri straordinario. A destra non si fanno scrupoli di attaccare la dignità delle persone, ma se accetti che venga messa in discussione la dignità degli altri, arriva il momento in cui mettono in discussione la tua». Quante donne metterà in giunta? “Ricordo che nel mio primo mandato feci una giunta di 5 donne e 5 uomini. Stavolta non escludo che le donne possano essere anche di più”.
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