Non pago di quanto detto finora, Salvini spinge ancora sulla leva di Trump: “Fra l’estremismo e la violenza islamica e la libertà, non ho dubbi su chi scegliere: sempre e comunque la libertà, la pace, il rispetto dei diritti umani e dei nostri valori cristiani” ha detto il leader della Lega, tornando a parlare dell’uccisione di Soleimani.
A caldo, il commento di Salvini era stato un ringraziamento a Trump che, secondo lui, avrebbe dovuto essere imitato da “donne e uomini liberi” per aver eliminato “uno degli uomini più pericolosi del mondo”.
Salvini qui fa lo stesso gioco del suo maestro Trump: è ovvio che Soleimani fosse un uomo pericoloso, ma il raid spregiudicato di Trump, avvenuto a sorpresa e in un momento di tensione in Medio Oriente – con la Libia attaccata da Haftar da una parte e la Siria invasa dalla Turchia dall’altra – che ha peraltro comportato l’uccisione ‘collaterale’ di altre persone oltre al generale non fa altro che gettare benzina sul fuoco.
Ma si è disposti a sacrificare tutto pur di fare campagna elettorale: d’altronde, Trump ha bisogno di un’iniezione di patriottismo che può essere generata – e questo è esattamente quello che spera – da una rappresaglia immediata dell’Iran contro i soldati Usa. E infatti il presidente ha inviato altre 3500 unità in Medio Oriente, come bestie al macello, nella speranza che tornino presto a casa, certo, ma nelle bare avvolte nelle bandiere. In modo da generare la rabbia patriottica necessaria alla sua rielezione.
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