Pietro Bartolo: "I decreti sicurezza sono un abuso da cancellare, non modificare"

Parla l'ex medico di Lampedusa ora europarlamentare Pd: "Salvini ha commesso un abuso, questi non sono 'flussi' migratori, sono uomini, donne e bambini, detenuti nei lager in Libia"

Pietro Bartolo
Pietro Bartolo
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18 Febbraio 2020 - 11.41


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Al giorno dopo del suo incontro con Kebrat, la ragazza che ha salvato da morte certa nel 2013, Pietro Bartolo, che si dice ancora molto commosso, ha rilasciato un’intervista a Repubblica anche in merito ai decreti sicurezza, che – sostiene – “vanno cancellati come il memorandum sulla Libia”. 
“Ho fatto il medico per 30 anni a Lampedusa, ho ricevuto dai migranti sempre un ringraziamento, sono persone straordinarie. E la gratitudine ti dà la forza di andare avanti nel momento dello sconforto, quando vorresti mollare per le situazioni terribili che vedi. A me è capitato. Allora mi sono detto: dai, Pietro, sta per cambiare tutto, invece è cambiato poco” ha detto il medico ora europarlamentare. 
“I decreti sicurezza non vanno cambiati, vanno cancellati. E non lo dico io, ma anche Zingaretti, le Sardine, e tutti coloro che mi hanno votato perché sanno che porto avanti valori indiscutibili e universali. La ministra Lamorgese sta cercando di mettere mano a questi decreti. Per ora c’è solo una bozza, quindi è un primo passo, che però deve andare verso una soluzione definitiva”. 
“Lo ius soli è indispensabile” prosegue, “chi nasce e studia in Italia è cittadino italiano. Non dargli la cittadinanza è un danno a loro e anche a noi stessi”. 
“I porti chiusi non ci sono mai stati se non per le Ong, per le motovedette, per la Diciotti, la Gregoretti… come se tutti i cattivi salissero su quelle navi. Ma i terroristi difficilmente arrivano con i gommoni e i barconi perché non hanno intenzione di morire prima di fare il danno. E poi su quelle navi c’erano molti bambini: terroristi anche loro? Le politiche di Salvini sono state un abuso” attacca Bartolo. 
Riguardo il memorandum sulla Libia, il medico ha detto: “Ci facciamo vanto del calo degli arrivi, ma chi non parte è detenuto nei campi libici che sono lager. Dobbiamo evacuare quei campi attraverso corridoi umanitari; agire in Africa con la cooperazione. Non ci sono flussi, ci sono donne, uomini, bambini”. 

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