Conte si decide: "Le Regioni con meno contagi potranno riaprire qualcosa prima"

Lunga intervista del premier al Fatto su fase 2, Bce, Bonomi e le misure per superare la crisi

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6 Maggio 2020 - 07.10


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“Riaperture anticipate nelle Regioni? Siccome ora ci sono soglie definite di allarme, siamo in condizione di studiare un’eventuale anticipazione delle aperture per ulteriori attività con differenziazioni geografiche. In presenza di un protocollo di sicurezza per spazi, ambienti e attività, si potrà decidere di anticipare le aperture di centri estetici, parrucchieri, ma anche teatri”.

Lo afferma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’intervista in apertura di prima pagina del Fatto Quotidiano in cui si dice sicuro che il governo arriverà a fine legislatura e apre alle elezioni regionali a luglio-agosto – “se il Parlamento dovesse valutare la possibilità, io non mi opporrei” – mentre per il referendum “la finestra elettorale più adatta rimane quella autunnale”.

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Sulla curva epidemica il premier si dice fiducioso:

“Non mi aspetto un particolare aumento dei contagi, perché ormai si è diffusa fra i cittadini un’educazione generale alla convivenza col virus. Anche se ci sono settori che non possiamo controllare del tutto, come gli ambiti familiari. Lo stesso il ritorno in fabbrica, nonostante i protocolli rigorosi, potrebbe far risalire la curva. Ma stiamo facendo tutto con grande scrupolo e abbiamo un piano che ci consente, se le cose andassero male, di intervenire in modo mirato, geograficamente circoscritto, e non generalizzato”.

Sulla sentenza della Consulta tedesca, Conte osserva che il programma di acquisti di titoli di Stato da parte della Bce “era già stato approvato e ritenuto legittimo dalla Corte di Giustizia Europea. Non spetta a nessuna Corte costituzionale decidere cosa può fare o no la Bce. La cui indipendenza è il fulcro dei trattati europei”, rileva.

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In merito agli strumenti Ue, sul recovery fund: “entriamo nel vivo ora. C’è un’istanza più ambiziosa di Italia, Spagna, Francia, continueremo a batterci perché prevalga”, dichiara Conte, che ribadisce: “Resto convinto che il Mes non ci serva”.

Sul caso Di Matteo-Bonafede, Conte commenta:

“due anni fa Bonafede mi informò entusiasta della sua intenzione di coinvolgere Di Matteo, lo immaginava accanto a sé come il ‘nuovo Falcone’. Non ho assistito ai colloqui, ma l’idea di Bonafede condizionato o succube di pressioni mafiose è assolutamente irrealistica”.

Sull’economia, “con una tale caduta del Pil, gli effetti economici saranno molto dolorosi”, ammette. Tra le misure del decreto Maggio, per cui si sta aspettando l’aggiornamento del Temporary Framework dell’Ue, Conte evidenzia le ristrutturazioni di immobili “a costo zero” attraverso il credito di imposta, e la norma che “distribuirà 3 miliardi ai Comuni per sbloccare lavori di manutenzione e opere pubbliche”. Inoltre si sta lavorando al “piano straordinario per l’edilizia scolastica” e a un “piano estivo” per i bambini.

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In merito alle critiche del presidente designato di Confindustria Bonomi, “può inviarci proposte, purché siano specifiche e concrete”. Quanto ai prestiti alle aziende, “le banche temono di essere coinvolte un domani nel concorso in reati collegati alla bancarotta. In pratica di aver contribuito a tenere artificiosamente in vita aziende già decotte. Il governo lavorerà per trovare una soluzione equa”.
Per le imprese il presidente del Consiglio non pensa “a un piano di nazionalizzazioni che richiama epoche passate, ma possiamo arricchire – spiega – il ventaglio dei sostegni alle imprese, in alcuni casi anche attraverso capitale, finanziando direttamente l’impresa per facilitare investimenti produttivi e consentire il consolidamento dell’organismo societario”.

 
 
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