Nulla di fatto: il decreto rilancio viene rimandato a stanotte, perché al Governo non sono stati in grado di mettersi d’accordo durante la giornata di lunedì. Giuseppe Conte vuole varare il provvedimento prima possibile, consapevole della necessità di agire rapidamente ma anche del danno di immagine che deriva dal continuo slittamento del decreto legge. “È un provvedimento enorme, con tante norme, che deve essere studiato bene”, la giustificazione che dall’esecutivo viene data per il ritardo di un atto che era nato con il nome di “dl aprile”. Ma la verità è che quello che appare è che il decreto è bloccato dalle liti interne.
Centro del dibattito è la regolarizzazione dei migranti. Dopo che, nel vertice di domenica notte, pareva fosse stata trovata una intesa, ieri il M5s si è messo di traverso dicendo no a qualsiasi “sanatoria”. E oggi i toni tra gli alleati si sono fatti ancora più aspri, arrivando a coinvolgere anche Palazzo Chigi. Stamani Conte ha fatto filtrare che domenica era “stata raggiunta una sintesi politica rimettendo alla ministra Lamorgese il compito di tradurla sul piano tecnico-giuridico”. Il contrario di quanto affermato invece dal capo politico pentastellato Vito Crimi, secondo cui “i testi non hanno ancora incontrato la mia approvazione”. Contro il Movimento 5 stelle si schierano Pd e Italia viva, che con la ministra Teresa Bellanova ha promosso il tema della regolarizzazione. “Domenica notte abbiamo concluso una riunione di maggioranza nella quale si sono sciolti tutti i nodi politici. La mattina dopo sono sorti dubbi, legittimi per carità, nel Movimento cinque stelle. Chi è che tiene fermo il decreto?”, l’accusa che lancia il vice-segretario Dem Andrea Orlando. “La mediazione di Conte non può essere più messa in discussione. Da lì non ci muoviamo, per noi il discorso è chiuso”, garantisce il capogruppo Iv al Senato Davide Faraone. In questa situazione il testo Lamorgese sarebbe effettivamente pronto, ma senza l’ok pentastellato. Conte (che oggi avrebbe sentito Crimi) può tentare una ulteriore mediazione in extremis, ma in caso di insuccesso non è escluso che alla fine, sul punto, si arrivi in Cdm “al buio”, senza un accordo. Una condizione con non pochi rischi.
Ma i problemi del dl rilancio non sono solo “politici”. Per tutto il giorno, infatti, i tecnici hanno lavorato per risolvere problemi sorti con le coperture. Tra le questioni principali, secondo quanto si apprende, il costo della cancellazione dello stralcio e acconto dell’Irap alle aziende con ricavi fino a 250 milioni; le risorse per finanziare la cassa integrazione; le norme sul sostegno al turismo, ritenute troppo scarse dai renziani ma non solo.
A un certo punto del pomeriggio, il premier ha forzato la mano e ha convocato un Cdm notturno pur di chiudere la questione.
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