L'ipocrisia di Renzi: a gennaio voleva mandare a processo Salvini, oggi lo ha salvato

Il 23 gennaio 2020, ospite a Piazzapulita, il leader di Italia Viva diceva esplicitamente che lui voleva mandare a processo Salvini. Oggi cosa è cambiato?

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26 Maggio 2020 - 14.28


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Matteo Renzi sarà costretto a spiegare perché oggi Italia Viva ha deciso di non partecipare al voto della Giunta per l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il processo Open Arms. E dovrà essere convincente, visto che lo scorso gennaio, ospite a Piazzapulita, si era espresso in questi termini: Io sono dell’idea di votare a favore della richiesta di autorizzazione a procedere”. Era il 23 gennaio 2020. Di lì a un mese sarebbe scoppiata l’epidemia di Covid-19, e quindi può sembrare che sia trascorso tanto tempo. Ma non è così. È ovviamente cambiato tutto, ma se dobbiamo limitarci al processo a Salvini, la posizione di Italia Viva è mutata radicalmente per quelli che sembrano nuovi, sfiancanti giochi di palazzo. 
Ma andiamo per ordine: All’epoca, il 20 gennaio, tutta la maggioranza non si presentò in Giunta per le immunità, “per non fare di Salvini un martire”. Un comportamento simile a quello tenuto da Italia viva oggi sul caso Open arms, come rivendica Davide Faraone? Non proprio. Com’è noto il voto sulle autorizzazioni a procedere non si esaurisce in giunta. Lì si istruisce e si vota la relazione per l’aula. In aula c’è un voto autonomo e definitivo. Infatti, il 12 febbraio, in aula, i partiti di governo votarono a favore del processo. Perché questa differenza rispetto alla giunta? Semplice: tra le due date ci furono le regionali del 26 gennaio. E la maggioranza non voleva che Salvini traesse un vantaggio mediatico. Rendendolo “un martire” il voto della giunta lo avrebbe favorito nel clima preelettorale. Alla fine, paradossalmente, Salvini fu ‘mandato’ a processo dallo stesso centrodestra in giunta, e poi dal centrosinistra in aula. Ma a parte questo gioco tattico, la maggioranza e in primis lo stesso Renzi, erano favorevoli al processo. 
Il 20 gennaio, Renzi era ospite a Piazzapulita e parlava in questo modo: “A Salvini del processo non gliene frega niente. Ma cambia posizione perché deve sfruttare mediaticamente l’onda. Ma non è il centrosinistra che vuole processare Salvini. Sono i magistrati che vogliono farlo. Io penso che sia una cosa schifosa che Salvini abbia tenuto dei poveri disgraziati in mezzo al mare. Ma non sono io che devo decidere. Io sono dell’idea di votare a favore della richiesta di autorizzazione a procedere. Rispetto al gioco tattico della commissione: non l’hanno capito gli elettori, non l’ha capito nessuno. E alla fine mi sono perso anch’io”. 
Se Renzi non ha ancora aperto bocca sull’argomento, lo hanno fatto per lui i suoi fedelissimi di Palazzo Madama: “Sono salito sulle navi per dare solidarietà ai migranti per cui non accetto lezioni da nessuno e il giudizio politico su Salvini l’ho espresso abbondantemente in ogni occasione. Sono al tempo stesso un garantista ma non a corrente alternata e non ho mai pensato che procedure parlamentari e giustizia debbano essere usati politicamente. Noi stiamo tenendo la stessa posizione della volta scorsa in giunta. A decidere sarà il Senato e prima di esprimerci verificheremo scrupolosamente le carte”, ha detto il capogruppo Davide Faraone.
Ma le parole di Faraone colgono solo un aspetto della vicenda. Se è vero infatti che anche sulla Gregoretti Italia viva non partecipò al voto, quella fu una scelta di tutt’altro stampo. In primo luogo fu una scelta condivisa da tutti i partiti di maggioranza – inclusi M5s e Pd. E questa volta invece la maggioranza si è spaccata. E poi in quel frangente pesò il condizionamento del clima elettorale. Come dimostra l’intervista di Renzi, Italia viva voleva mandare a processo Salvini.

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