Difendere l’esistente non è mai un sistema utile, in sé, a salvarlo; non sono io a scoprire che aggiornare è il modo migliore per conservare. E oggi un Parlamento snello servirebbe alla nostra democrazia perché i tempi cambiano, la rapidità delle decisione è un’urgenza che non poteva essere avvertita ieri nei termini in cui è avvertita oggi.
Ma questo non si ottiene con le forbici della semplificazione selvaggia, né elargendo una sorta di reddito di cittadinanza parlamentare.
Questa esigenza di ammodernamento del nostro Parlamento, che esiste e dovrebbe essere cara a chiunque creda nella sua rappresentatività, sta in nuove forme di rappresentanza dei territori, delle minoranze, delle articolazioni sociali. Ma posso aspettarmi qualcosa del genere da chi non crede nel Parlamento, da chi pensa che tagliando le retribuzioni dei deputati si risparmieranno spese inutili e non che così facendo si creerà il sistema necessario a portare il famoso cavallo di Caligola al Senato?
Un referendum però è un referendum e sappiamo bene che decidendo come voteremo decideremo anche se dare un colpo al governo Conte-bis, che almeno i soldi dell’Europa li ha ottenuti. Dunque devo difendere un governo a guida 5S dall’assalto dei 5S? Così sembra… ma non sempre nella vita si può votare turandosi il naso: questo aveva senso nell’epoca dei muri, quando di là c’era il fosso sovietico.
Ora il fosso potremmo essere noi stessi, e la nostra indisponibilità a credere nei nostri principi, nei nostri valori. Io non c’entro.