Spirlì fa l'offeso: "Noi calabresi non siamo tutti Ndranghetisti"

Il presidente ad interim della Calabria sulla situazione del commissario: "Sei mesi, un anno in cui il nostro assessore alla Sanità venga affiancato da un esponente del governo"

Nino Spirlì
Nino Spirlì
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19 Novembre 2020 - 11.44


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Il presidente ad interim della Regione Calabria Nino Spirlì parla di pregiudizi anti-calabresi dopo la drammatica situazione dei tre commissari cacciati o dimissionari nel giro di una settimana.

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Propone un nome per il ruolo di commissario alla sanità calabrese, quello di Pellegrino Mancini. “Se commissariamento deve essere…, ma noi riteniamo che bisogna tornare a una gestione ordinaria, magari con una fase di transizione”, ma “se invece a Roma pensano che questa sia una terra solo di ‘ndrangheta, che qui ci siano solo persone di malaffare, allora ci tolgano il diritto di voto”.

“Io faccio una proposta al governo: rinunci al commissariamento e diamo vita a una gestione condivisa della sanità calabrese. Sei mesi, un anno in cui il nostro assessore alla Sanità venga affiancato da un esponente del governo”

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“Alla fine si restituisca la sanità ai calabresi. Ci sono le energie e una classe dirigente nuova. Non capisco perché possiamo amministrare tutto tranne la sanità”.

“Il risultato del commissariamento è che non abbiamo un piano Covid. C’è un pregiudizio verso di noi. Mi sento offeso per come veniamo additati: calabresi uguale ‘ndrangheta”, aggiunge. “Il nome del professor Mancini lo condivido assolutamente: ha dimostrato enorme professionalità e attaccamento alla nostra terra dal quale non si è mai allontanato. Lo conosco personalmente e sarebbe una grande scelta. Non è un fatto campanilistico ma sta diventando un peso il pregiudizio nei confronti dei calabresi come fossero tutti brutti, sporchi, cattivi e disonesti”.

Intanto dopo la rinuncia di Gaudio, la Calabria è ancora senza commissario. Ieri Il direttore di microbiologia e virologia all’Università di Padova Andrea Crisanti, a proposito della possibilità di diventare commissario della sanità calabrese, ha detto: “Sicuramente darei una mano, ma non penso me lo chiederanno mai, perché non sono una persona che sta zitta o che ha debiti di silenzio”.

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Il quarto nome, magari quello giusto, dopo i tre flop dei giorni scorsi, sarebbe in vista. Il governo vorrebbe chiudere la partita entro la settimana, in un Consiglio dei ministri tra domani o più probabilmente venerdì, ma non si esclude che la ‘missione’ richieda qualche giorno in più. Di certo, stavolta non si può sbagliare. Lo mette per iscritto il premier, dopo un mea culpa pubblico per il caos sulle tre nomine precedenti.

Sul tavolo in questo momento ci sono parecchi nomi. Nella rosa dei possibili commissari, spicca quello di Federico Maurizio D’Andrea, cosentino che vive a Milano con un passato a metà tra la finanza (è stato colonnello delle Fiamme gialle ai tempi di Mani pulite e tra gli investigatori più vicini a Francesco Saverio Borrelli) e l’esperienza da manager (come presidente di Sogei e poi di Olivetti). Decide il governo.

 

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