Come chiamarla? Una lunghissima supercazzola nella quale l’estremista di destra, di gatto, accusa tutti pur di non accusare Trump e non prendere le distanze da un losco figuro che non accettando l’esito di elezioni regolarissime, spargendo odio e fake news, ha incitato i suoi sostenitori a ‘combattere’ ed è stato il responsabile dell’invasione di Capitol Hill che è costata cinque morti oltre ai feriti e alla ferita a alla democrazia.
Una Giorgia Meloni che, come leggerete, non prende le distanze da uno che ha lanciato messaggi di connivenza alle milizie armate fasciste, a cominciare dai Proud Boys. Che ha applaudito alle rivolte del Michigan con altre milizie armate dcontro la governatrice ‘colpevole’ di voler far rispettare le norme anti-Covid.
Non prende le distanze da un losco figuro che, mentre accusava di brogli l’avversario, ha prima chiamato in giro i suoi per chiedere loro (come è accaduto in Georgia) di trovare voti in suo favore e poi ha cercato a tutti i costi un golpe legale facendo pressioni sul vice-presidente Pence perché facesse un colpo di mano, da vero traditore della patria.
Ma ora, in una lunga lettera, la nostra estremista di destra ammiratrice di Bannon, capa di un partito nel quale si candidano personaggi che fanno di cognome Mussolini, tenta di rivoltare la frittata, fa la caricatura degli avversari per poi criticarli meglio ed evitare (come ad esempio ha fatto Johnson) di accusare Trump di essere stato l’istigatore dello scempio di Washington.
Condanna genericamente le violenze ma senza prendere le distanze da chi le ha provocata, da chi ha infiammato gli animi delle milizie fasciste armate, da chi ha mandato Rudy Giuliani e altri a lanciare proclami incendiari.
Ed ecco cosa ha detto la capa di Fratelli d’Italia: “Negli Stati Uniti sono accaduti, in queste ore, eventi clamorosi e gravissimi, culminati in una surreale irruzione nella sede del Congresso americano che ha causato diversi morti. Un quadro scioccante. Eppure per molti, in Italia, sembra tutto semplice. La tesi sostenuta, in sostanza, è: negli USA c’era un dittatore pazzo che è stato sconfitto, ora ha vinto il bene sul male ma Giorgia Meloni non ha preso sufficientemente le distanze dal mostro Trump. A volte invidio chi ragiona in modo così banale, se non altro perché a fine giornata non rischia l’emicrania per aver fatto lavorare il cervello”. Lo scrive Giorgia Meloni in una lettera al ‘Corriere della sera’.
“Rispondo per punti alle stupidaggini che ho letto sul mio conto. 1. Non faccio parte in alcun modo dei ”condannatori di violenza un tanto al chilo”, quelli per i quali la violenza è giustificata se è di sinistra ed è uno scandalo se arriva da chi è contro la sinistra. Non ho mai avuto timidezza nel condannarla, perché la violenza è violenza, ed è sempre una implicita ammissione di inferiorità. E’ stato così anche stavolta, come le tante altre nelle quali ho denunciato violenze su cui quelli che oggi pontificano tacevano colpevolmente”, scrive Meloni.
“Davvero sono sfuggite le recenti immagini delle devastazioni prodotte dai Black Lives Matters? E se si considera legittimo che possa pagare con la vita chi assalta le istituzioni – come accaduto a Washington – perché a chi si scagliava con un estintore contro le nostre forze dell’ordine sono state dedicate aule del Parlamento italiano? Non c’è una violenza giusta e una sbagliata, come una sinistra disperata ormai teorizza, e finché su questo non sentirò parole chiare, non accetto lezioni”, prosegue.
“2. Ho scritto che le violenze dovevano cessare ”come chiesto dal Presidente Trump” perché quando ho pubblicato il post Trump e altri del suo staff avevano già chiesto ai manifestanti di tornare a casa in pace, e mi pareva rilevante che a fare questo invito fossero coloro che più di tutti potevano essere ascoltati dai manifestanti. Ma evidentemente, in Italia, interessa più alzare il livello dello scontro che non placare gli animi. Aggiungo che a parere mio quelle violenze non rafforzavano certo la posizione di Trump e di chi contesta la regolarità delle elezioni. Valutazione forse troppo complessa per chi si limita a dividere il mondo tra buoni e cattivi”, si legge ancora.
“3. ”Trump è colpevole perché non vuole accettare il risultato elettorale”. Personalmente, sono convinta che la volontà popolare vada rispettata sempre. Io. Ma lo pensa anche la sinistra? Non mi sembra, visto che teorizza da tempo che la quale la democrazia, in fondo, non possa che essere oligarchia, e se il popolo sbaglia e vota ”male”, allora è un dovere civico adottare delle contromisure. Tipo governare da dieci anni in Italia pur non avendo mai vinto le elezioni. Oppure tentare di rovesciare in qualsiasi modo Trump, richiesta di impeachment compresa”, spiega ancora Meloni.
“4. ”E’ un momento grave, è in gioco la democrazia”. Su questo sono d’accordo, mi sorprende però che alcuni pericoli per la nostra democrazia siano sistematicamente taciuti, come il fatto che i giganti del web, società private, si arroghino il diritto di sostituirsi alla magistratura, alle istituzioni e alla costituzione americana oscurando e zittendo il Presidente USA. Veramente non si vedono i rischi che questo comporta?”, continua.
“5. Non mi sono mai definita trumpiana, blairiana, putiniana, macroniana o merkeliana. Non ho mai fatto la cheerleader di nessuno. No, questo lo hanno fatto altri in Italia. Certo, da presidente dei conservatori europei, partito che ha tra i propri affiliati anche i Repubblicani, mi sento vicina alla loro visione politica e non ho fatto mistero di preferire Trump rispetto alla Clinton o a Biden, perché condivido in buona parte la sua visione economica e perché sul piano della difesa dell’interesse nazionale italiano – unico metro con il quale, da patriota, guardo la politica estera – ritengo che la dottrina Obama-Clinton (e dunque Biden) di sostegno alle primavere arabe e al fondamentalismo sunnita abbia prodotto per noi enormi disastri”, dice ancora Meloni.
“6. E veniamo all’aspetto più grottesco di questa vicenda. In queste ore Donald Trump viene dipinto dalla sinistra come un dittatore, un malato di mente, un uomo pericoloso da mettere al bando. Qualcosa mi sfugge. Parliamo dello stesso Trump considerato strategico nella nascita del Governo Conte bis, con il famoso tweet nel quale sperava di continuare a lavorare con ”Giuseppi”? Lo stesso Trump che veniva ringraziato da ministri del governo italiano per aver chiesto di investire in Italia, con accanto Conte sorridente, entusiasta di quel supporto?”, chiede Meloni.
“Sono colpita dalla superficialità della nostra classe dirigente. Non è mai prudente entrare nelle questioni interne di uno Stato estero, a maggior ragione quando si parla delle dinamiche democratiche della prima potenza al mondo. Non mi è sfuggito, ad esempio, che il Presidente Mattarella abbia preferito un cauto silenzio sulla vicenda. Ma se proprio si vuole entrare a gamba tesa, allora si deve comprendere il peso delle parole che si pronunciano, e le conseguenze che comportano”, dice Meloni.
“La domanda che faccio a tutti i politici italiani che oggi dipingono Trump come un mostro è: se tra quattro anni si dovesse per caso ricandidare, e dovesse vincere le elezioni, quali saranno le vostre contromisure? Chiederete all’ONU che gli USA siano dichiarati stato canaglia? Porterete l’Italia fuori dalla Nato per non condividere le scelte con un tale, impresentabile, figuro? E se pensate questo di Trump, perché non avete reagito in questi anni, preferendo un vigliacco silenzio? Serietà signori. Voi dovreste rappresentare gli interessi di una Nazione che agli Stati Uniti è legata a doppio filo, chiunque la guidi, e non potete permettervi di confondere la geopolitica col tifo da stadio. Ci sarebbero molte altre cose da dire direttore, ma non voglio abusare della vostra disponibilità. Posso solo augurarmi che l’Italia torni ad avere quanto prima una classe politica seria e degna”, conclude.
Una classe politica seria e degna è una classe politica che prende le distanze da chi inneggia alla Marcia su Roma, che segnò l’inizio della dittatura fascista in Italia e che prende le distanza dalla marcia su Washington. Il resto sono chiacchiere.
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