L’arrivo a Roma di Beppe Grillo, alla vigilia dell’incontro con il premier incaricato Mario Draghi, che più o meno è l’immagine del ‘nemico’ descritto da anni dai grillini, è il passo che molti parlamentari aspettavano per compattare un Movimento 5 Stelle disorientato dopo il dietrofront dei vertici, prima contrari e ora favorevoli alla prospettiva di dar vita al nuovo esecutivo con a capo l’ex numero uno della Bce, purché “politico”.
Nonostante i numerosi contatti avuti nelle ultime dal Garante M5S con gli eletti pentastellati, a Palazzo Madama c’è ancora un gruppo di senatori (sarebbero una dozzina) fortemente contrari a un governo Draghi. E’ con loro che il fondatore del M5S proverà a confrontarsi per tenere il Movimento unito in vista della nuova difficile sfida politica.
“Non capiamo questo cambio di linea deciso da Beppe, non ce lo aspettavamo…”, dicono e raccontano di uno Stefano Patuanelli nelle vesti di paciere, ma il ministro uscente dello Sviluppo economico avrebbe incontrato tanti muri.
Ad ogni modo domani alle 12,15 ci sarà il faccia a faccia: da una parte Draghi, dall’altra Grillo, che sul suo blog negli anni scorsi non ha mai risparmiato frecciate all’ex capo dell’Eurotower (“L’austerity di Draghi”, “Draghi ingrassa solo le banche” solo per citare i titoli di alcuni post).
Il Garante del Movimento guiderà una delegazione composta dal capo politico Vito Crimi, dai capigruppo di Camera e Senato Davide Crippa ed Ettore Licheri, dal vicecapogruppo a Montecitorio Riccardo Ricciardi e dalla vicepresidente del Senato Paola Taverna. La presenza di quest’ultima nella ‘squadra’ che domani si recherà da Draghi ha fatto storcere il naso a molti eletti.
“Ma come, proprio lei che è stata tra i primi a schierarsi contro Draghi?”, si chiedono stupiti alcuni grillini.
Sulla sua pagina Facebook il 3 febbraio Taverna infatti scriveva: “Giuseppe Conte rimane l’unico presidente del Consiglio che appoggeremo”. L’ala dei senatori oltranzisti intanto chiede che sia la base a decidere se dar vita o meno al governo Draghi. Nicola Morra osserva: “In occasione della questione Diciotti il Movimento 5 Stelle fece votare su Rousseau i suoi iscritti per decidere che posizione prendere. In occasione del varo del Conte bis si fece la stessa scelta, con un tempismo surreale. In tante altre occasioni abbiamo dato a tutti gli iscritti aventi diritto di voto la possibilità di essere corresponsabili nella scelta da farsi. Questa è la democrazia partecipata o condivisa”.
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