Zaia si scorda le varianti: "Non si può dare lo stop allo sci 4 ore prima. Il danno economico va pagato"

"Il danno è colossale" protesta il governatore veneto al Corriere: "Non si può parlare solo di ristori"

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15 Febbraio 2021 - 08.22


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Luca Zaia al Corriere della Sera parla di danni incalcolabili. “Le Regioni che avrebbero riaperto oggi, Lombardia e Piemonte, hanno saputo del nuovo stop quattro ore, dico quattro ore, prima della riapertura possibile degli impianti. Dietro alla montagna invernale ci sono sì gli impianti di risalita, i grossi operatori. Ma c’è anche una nuvola densa di piccole attività, dalla ristorazione ai maestri di sci, che non è codificata ma è imponente. Ci sono gli stagionali … Il danno è colossale”.  

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 E aggiunge che con il nuovo improvviso stop alla riapertura degli impianti sciistici “ora non si può parlare solo di ristori. In questo caso ci vorranno degli indennizzi”.

Sono necessari dei risarcimenti, afferma il governatore del Veneto, “perché in questo caso, nella prospettiva di riaprire a breve, gli operatori avevano già battuto le piste e messo le indicazioni, bar, ristoranti e rifugi avevano fatto magazzino, gli stagionali si erano diretti in montagna … A tutte queste persone dici di no il giorno prima? Dopo investimenti particolarmente gravosi, dopo una stagione come quella che è stata? Non ci sono parole per descrivere la rabbia, motivata, dei nostri operatori. E’ una decina di giorni che assistiamo a un crescendo di dichiarazioni da parte di tecnici e scienziati sull’apertura o meno degli impianti. Un maggior anticipo ci poteva stare… Io avevo fatto l’ordinanza proprio per tener fuori il Carnevale, ma il punto è un altro: mi rifiuto di pensare che occorrano i dati del venerdì per decidere che bisogna tenere chiuso il lunedì.
Lo dico proprio per il rispetto che porto agli scienziati”.
“In Veneto la montagna invernale non è una cosa su cui scherzare – spiega Zaia – Lo testimoniano i Mondiali di sci in corso e i giochi olimpici invernali per i quali siamo stati scelti. Le Dolomiti stanno al Veneto come Venezia. Il turismo è la prima industria del Veneto. Rappresenta 18 miliardi su 160 miliardi di Pil.
Sono 70 milioni di turisti all’anno, di cui quelli che vanno a Venezia sono 14 milioni. Il 66% dei nostri turisti, due su tre, viene dall’estero. Significa che il Veneto oggi è in ginocchio. Nonostante il blocco dei licenziamenti, ha già perso 65 mila posti di lavoro, di cui 35 mila nel turismo. La salute viene prima di qualunque altra cosa, dubbi non ce ne sono. E mi rendo conto che per la politica le ultime settimane sono state difficili. Ma è pur vero che gli operatori avevano letto un Dpcm che consentiva di riaprire il 15 febbraio”.

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