“Il ‘centro’ politico, inteso come ‘centralità’, è molto di più di un’area: è un metodo, un processo antropologico ed etico, si qualifica dal gradualismo delle riforme, dalla moderazione dei linguaggi e dalla cultura della mediazione, tesa a cercare punti di equilibrio validi per tutte le parti. Il suo interclassismo ha sempre ridotto le disuguaglianze tra le classi sociali ed è l’equilibrio per una società aperta e inclusiva in grado di assorbire le tensioni sociali”.
A invocare la rinascita di un centro in politica, inteso però come vera “centralità” della stessa e come “meta-luogo culturale” è il gesuita padre Padre Francesco Occhetta, docente della Pontificia Università Gregoriana e coordinatore del progetto “Comunità di connessioni”.
Occhetta, nel suo scritto sulla rivista del progetto Comunità, fa subito un esempio dei nostri giorni riferendosi all’identità del Governo Draghi, che è quella, ricorda, “di avere uno scopo ed essere di scopo”, e che per questo “avrà bisogno di ‘centralità’ politica che giustificherà l’appello fatto nel suo discorso all’unità come ‘dovere’. Dovere funzionale, ma anche morale, per perseguire gli scopi dichiarati. La centralità aiuta a costruire unità, ma non significa unanimità. – aggiunge il gesuita – Il tempo chiarirà in fretta le vere intenzionalità morali delle parti politiche che insieme hanno applaudito la nascita di questo Governo. È per questo che occorre essere realisti e responsabili più che ottimisti e spettatori. La politica non può ridursi a tecnica o a procedura ma è sostanza e valore, altrimenti i temi come immigrazione, disoccupazione, famiglia, privacy, ambiente, fisco diventano bandiere da sventolare ideologicamente. Spesso si usa la stessa parola attribuendo significati opposti, come nel caso di ‘ambiente’ che viene usato dalla cultura pentastellata e quella leghista con accezioni diverse”.
Tornando alla centralità della politica che negli anni passati ha anche coinciso in molti casi nel “centro”, padre Occhetta afferma che “se il Paese è cresciuto lo si deve a questa radice culturale nascosta, ma ancora vivente, che permette alla giustizia di essere riparativa e non vendicativa, al lavoro di essere pagato, alla dignità rispettata, all’accoglienza di essere una rinascita sociale invece di una minaccia. Se si vuole far nascere una stagione costituente, con visione e competenze nuove, governance e regole, occorre ritrovarsi in questo meta-luogo culturale come fecero i costituenti per riprogettarsi e riprogettare. Altrimenti senza ricostituzione il Parlamento svuoterebbe la sua legittimità e credibilità”.
“La centralità politica – sostiene ancora Occhetta – è come la rosa dei venti: rappresenta il punto di intersezione dove le politiche di ‘destra’ e di ‘sinistra’ e le nuove politiche del ‘nord’ e del ‘sud’ sono obbligate a passare per mantenere il Paese nel suo assetto democratico inscritto nella Costituzione”.
Il gesuita Occhetta: "C'è bisogno di un centro etico e culturale per una società aperta e inclusiva"
Il docente della Pontificia Università Gregoriana e coordinatore del progetto "Comunità di connessioni": "È molto di più di un’area: è un metodo, un processo antropologico ed etico"
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21 Febbraio 2021 - 09.28
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