Una fronda unita dal no a Draghi ma divisa su cosa fare: se tentare di restare nel Movimento o formare un nuovo gruppo di opposizione.
Anche se i vertici del Movimento 5 stelle sono già passati al capitolo successivo, impegnati come sono nella delicata partita a scacchi dei sottosegretari, la rottura interna sulla fiducia al governo Draghi non è una partita del tutto chiusa.
Le fonti ufficiali stellate garantiscono che le procedure di espulsione – chi è stato espulso dai gruppi è oggetto di procedura disciplinare anche da parte dei Probiviri M5S – rispetteranno i tempi dello Statuto.
I ribelli che hanno annunciato l’intenzione di resistere all’espulsione, come Barbara Lezzi e Nicola Morra, hanno dieci giorni di tempo (scattati con la riunione del collegio tenutasi sabato 20 febbraio) per le loro memorie difensive, poi in teoria c’è un termine non perentorio di tre mesi per la decisione, anche se la pressione dei vertici per la chiusura della pratica porterà con ogni probabilità a decisioni più ravvicinate.
Lezzi e Morra, che potrebbero resistere anche successivamente facendo ricorso nelle aule giudiziarie, hanno un loro patrimonio di consensi nella base degli iscritti e hanno ribadito, nelle loro prese di posizione pubbliche, il legame anche sentimentale con il M5S. Vorrebbero addirittura concorrere alle elezioni del futuro Comitato direttivo a 5, sempre che vengano convocate: il M5S non ha mai smentito la richiesta di un rinvio avanzata dal garante nazionale Beppe Grillo. Quindi per ora la loro posizione non si legherà a quella degli “scissionisti” veri e propri. I quali per ora, non potendo “arruolare” tutti i 15 espulsi del Senato e i 21 della Camera (questi ultimi già iscritti al gruppo Misto, mentre a palazzo Madama si attende la seduta dell’aula per la formalizzazione del passaggio) non hanno i numeri per fare dei gruppi autonomi.
“Ci stiamo organizzando per creare una componente”, dicono a palazzo Madama. “Anche per la componente ci vuole il simbolo come per il gruppo” ed è noto che i no Draghi puntano a ripescare quello di Italia dei Valori.
“Il regolamento del Senato è incompleto e scritto in modo non del tutto chiaro. In ogni caso, riteniamo – spiega uno degli espulsi – debba essere interpretato in modo da garantire ad un gruppo omogeneo come il nostro di potersi organizzare per garantire un’opposizione plurale indispensabile per la democraticità del Parlamento”. Quanto ai colleghi che hanno scelto la linea delle “resistenza” e dei ricorsi, “per costituire un gruppo non abbiamo fretta e rispettiamo i tempi di ciascuno”.
A Montecitorio l’area dei no Draghi è egemonizzata dal gruppo che si è caratterizzata con la parola d’ordine “l’alternativa c’è”, nelle dichiarazioni di voto contro la fiducia a Draghi. “Al momento – dice un parlamentare espulso e ormai inscritto al gruppo misto – saremo solo una componente e non un gruppo effettivo, ma è questione di tempo. Con i colleghi del Senato saremo collegati in un progetto comune inteso a fare da sponda parlamentare e da lievito per far maturare un’opposizione organizzata che prepari l’alternativa”.
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