L’attacco del dimissionario Zingaretti contro i suoi stessi deputati e senatori ha scatenato le più disparate reazioni all’interno del Partito Democratico.
L’ormai ex segretario aveva dichiarato che dentro al partito si pensasse soltanto alle poltrone e al Congresso e che per questo motivo si vergognasse.
Marcucci aveva già ribadito di non vergognarsi affatto di appartenere al partito, così come ripetuto da Andrea Romano, un altro dei cosiddetti appartenenti alla corrente “renziana” del partito.
“Ho trovato le parole del segretario eccessivamente severe, soprattutto nei confronti della comunità politica del Partito democratico. Io personalmente non mi vergogno di essere iscritto al Pd, né provo imbarazzo a far parte di un partito che discute. Ora dobbiamo guardare avanti, il che significa innanzitutto mettere in sicurezza il Pd, eleggendo alla prossima assemblea nazionale una figura che sia in grado di accompagnare il partito da qui ai prossimi mesi, fino al congresso, quando sarà possibile farlo”.
Sulle tensioni che nei giorni scorsi hanno preceduto le dimissioni di Zingaretti, Romano ha poi dichiarato: “Non ci sono stati attacchi a Zingaretti, ma una sollecitazione, del tutto naturale, ad aprire una discussione politica all’interno del Pd che guardasse alla nuova fase inaugurata nel Paese dal governo Draghi”.
Sugli obiettivi da perseguire per il Pd in questa legislatura, l`esponente dem ha poi dichiarato: “Al di là delle formule politiche, ritengo fondamentale non regalare i punti fondamentali dell’agenda del governo Draghi alla Lega, perché il Pd può e deve riconoscersi nei temi della crescita, della coesione sociale, della protezione del lavoro e dello sviluppo economico”.