Lui, l’ex renzianissimo ora tra i leader della corrente Base Riformista a maggioranza di ex renziani, è tra coloro chiamati in causa da Zingaretti per motivare le sue dimissioni.
“Letta parta dall’agenda Draghi e aiuti a portare il Pd verso una linea di azione chiara e un’autonomia politica, anche dal M5s. E poi che aiuti a rispondere ad una domanda: perché oggi votare il Pd?”.
È l’auspicio di Luca Lotti, intervistato dal Messaggero, che assicura il sostegno di Base Riformista, la corrente del Pd che fa capo a lui e a Lorenzo Guerini: “Pronti a fare la nostra parte, portare le nostre idee, dare il nostro contributo”.
Ma la richiesta del congresso “resta sul tavolo. Sappiamo che è impraticabile farlo oggi, nel momento in cui gli italiani stanno combattendo contro il virus. A Zingaretti abbiamo chiesto, e a dire il vero non solo noi, un confronto sull’identità e sul futuro del Pd. Siamo dell’idea che questo tema debba riguardare i nostri iscritti e militanti: è doveroso coinvolgere la base e appena possibile farla esprimere”.
Un confronto che riguarderà anche le alleanze e il rapporto con il Movimento 5 Stelle: “Conte era stato indicato come riferimento dei progressisti, ma faccio notare che nel frattempo è diventato leader di un partito. Per mesi abbiamo parlato di alleanze strategiche o alleanze politiche, senza coinvolgere nella discussione la nostra gente. Spero che nel Pd prima si ritrovi una solida autonomia identitaria e poi si parli di alleanze. Non il contrario”.
Infine Lotti dice di essere rimasto sorpreso dalle dimissioni di Zingaretti: “Non conosco tutte le motivazioni che hanno spinto Nicola e non so perché abbia usato parole così forti. Di sicuro la lettura fatta da più parti – cioè che è tutta colpa della minoranza – è falsa e strumentale”.
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