L’impressione è che stiamo assistendo alla completa inversione delle parti: ossia che ci si debba vergognare del bene e che – al contrario – si rivendichi con orgoglio la turpitudine.
Così dopo che Enrico Letta ha sottolineato la necessità di approvare lo Ius Soli (sarebbe corretto parlare di Iol Culturae, visto che è subordinato a tante condizioni e non solo alla nascita) per dare diritti a chi li merita, dalla nostra destra xenofoba, quella che parla di invasione, di razza bianca (cit. Attilio Fontana) di Africa che vuole entrare in Italia e così via. Sono partiti subito i siluri.
E fin qui va bene, anzi va male. Ma rientra in quello che ci si aspetta. Ben più curiose, oltre alle solite menzogne propagandistiche, sono oleò motivazioni.
Ha detto il sedicente cristiano Salvini sulla richiesta di di Enrico Letta: “Se è stata una caduta di stile lo dica. Noi siamo al governo per fare le cose serie e lo Ius Soli non è una cosa seria”.
Cosa? Da quando in qua chiedere i diritti civili è una ‘caduta di stile’? Da quando in qua tutelare i già deboli e spendersi per una misura di civiltà è una caduta di stile?
Caduta di stile è un ministro in carica che invece di lavorare sta in spiaggia in mezzo a cubiste che ancheggiano cantando l’inno di Mameli o mentre il figlio si fa i giretti sulla moto d’acqua della polizia.
Caduta di stile è paragonare Laura Boldrini a una bambola gonfiabile o far eleggere vice-presidente del Senato uno che ha definito l’ex ministra Kyenge un orango.
E invece no. Le parti si sono rivoltate. Di questo passo quelli che fanno le corna dal finestrino dopo un sorpasso vietato avranno il diritto di considerare una grave caduta si stile se qualcuno oserà dire per favore.
Il degrado etico e sociale passa anche attraverso questi mezzucci.
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