Per lui che rappresenta l’anima di sinistra del Pd, il mezzo condono del governo Draghi non è stato il massimo e non nasconde le sue perplessità. Soprattutto perché è passata, anche se è in parte, una linea propria della Lega.
“Non siamo e non vogliamo essere omologati alla Lega”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, durante un’intervista a ‘La Repubblica’, in riferimento alla proposta del Carroccio, sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle, di un condono fiscale.
“Da una parte – ha aggiunto Orlando – c’è la nostra storica contrarietà a misure di condono, come lo ha definito il presidente Draghi.
Ma c’è anche una questione di opportunità: di fronte ai limiti dati dallo scostamento di bilancio bisognerebbe usare i soldi per aiutare chi ha subito danni dal Covid – penso alle imprese che avranno dei ristori tutto sommato al di sotto del necessario – piuttosto che chi ha aperto un contenzioso dieci anni fa”.
Orlando poi ha parlato anche del lavoro. Su quello che si può fare in questo momento di pandemia, il ministro ha detto che servono “nuovi ammortizzatori sociali.
A ogni lavoratore – indipendentemente dal contratto – va dato uno strumento che faccia da paracadute nelle crisi con una riforma seria delle politiche attive, fatta d’intesa con le Regioni.
Poi, ponendosi il tema di come si vaccina rapidamente sui luoghi di lavoro e – infine – di come si risponde a due dati: “A perdere il posto sono soprattutto le donne e i giovani”.
Infine, a proposito della vocazione del Pd, Orlando ha sostenuto il partito: “credo debba guardare alla vocazione maggioritaria, che oggi significa riconquistare l’elettorato popolare. Deve assumere la questione sociale come cruciale”.