Fin dall’inizio della pandemia, la Lega ha criticato molte delle decisioni prese dal governo, pur facendone parte.
Ogni conquista di Draghi viene automaticamente fatta passare come una loro vittoria.
Su questa strada ha continuato anche il governatore del Veneto Luca Zaia, dopo la decisione del premier di acconsentire ad alcune riaperture dalla fine del mese di aprile.
“È un’ottima decisione perché prende atto della realtà. Il problema non è essere aperturisti o chiusuristi a prescindere, ma guardare i fatti. E i fatti ci dicono che abbiamo lo stesso numero di pazienti del marzo 2020, quando c’era il lockdown mentre adesso le fabbriche sono tutte aperte e le strade piene di gente. Le zone rosse ormai esistono solo sulla carta. E poi siamo diversi anche noi”.
“Dall’inizio della pandemia – sottolinea – è cambiato il sistema sanitario. Abbiamo il doppio dei posti in terapia intensiva, i dispositivi di protezione individuale, i vaccini, gli anticorpi monoclonali, dei protocolli di cura innovativi. E soprattutto conosciamo il nemico”.
“La Lega, con il suo segretario – rileva il presidente del Veneto rispondendo a una domanda se le riaperture fossero una vittoria della Lega-, ha sollevato la questione. Posto che la verità in tasca non l’ha nessuno, fra i due fondamentalismi c’era lo spazio per il buon senso ed è quello che abbiamo cercato di trovare. Salvini ha sempre detto che, dati permettendo, in sicurezza, bisognava gettare il cuore oltre l’ostacolo e riaprire quel che era possibile. Mi sembra che sia quel che sta succedendo. E lo scriva, per piacere: le linee guida sulla riapertura sono state scritte dalle regioni col coordinamento del Veneto”.
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