Si avvicinano le amministrative della capitale ed è tempo di scambi di complimenti, ma anche di qualche critica.
Carlo Calenda, uno dei quattro principali candidati al Campidoglio, risponde alle parole di elogio di Giorgetti, ricambiando, anche se smonta il labìvoro portato avanti da Salvini.
Le parole di attacco sono invece per il Pd.
“Giancarlo Giorgetti sta cercando di portare la Lega su un percorso di governo che con Matteo Salvini non si vede, visto che ogni giorno dice una fesseria diversa. Abbiamo bisogno di un centrodestra moderno ed europeista: credo che Giorgetti sia un buon riferimento, mentre Salvini un confusionario, una persona che non stimo e molto poco affidabile”.
Lo afferma il leader di Azione e candidato sindaco su Roma, Carlo Calenda, durante la sua trasferta milanese al fianco del sindaco Giuseppe Sala per un appuntamento della lista riformista riunificata, un progetto che nel capoluogo lombardo mette insieme varie forze progressiste, come Italia Viva e +Europa.
Le parole di Calenda arrivano dopo l’apprezzamento espresso da Giorgetti sul suo conto, dichiarazioni, quelle del ministro allo Sviluppo Economico, che per il Pd romano sanno di endorsement.
“I dissidi col Pd romano dipendono in parte dalla peculiarità del partito nella Capitale, che è il Pd di Goffredo Bettini”, prosegue Calenda.
“Siamo in campagna elettorale- aggiunge risponde ai cronisti che gli chiedono conto degli attacchi dei dem- alla fine della fiera è molto difficile attaccare su questioni di merito. Sono il candidato che ha fatto il lavoro più lungo, con una lista unica e il programma più corposo”.
Nel Pd “ricorrono al vecchio arsenale del ‘chi non è con noi è di destra’, credo sia questo il punto”, affonda il colpo il leader di Azione.
“Con Giorgetti- va avanti ancora- ci si sente e ci si parla come è normale che sia, stiamo al governo tutti insieme”.
E comunque “tutti i cittadini italiani devono augurarsi di avere una sinistra progressista non appiattita sul M5S e un centrodestra moderno non schiacciato su Salvini e Meloni. Perché una normalizzazione del sistema politico farebbe bene a tutti”, conclude.
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