Proprio come il 26 maggio del 2019, la finestra dell’ufficio di Matteo Salvini, nel quartier generale della Lega, è aperta sul cortile.
Ma il clima è completamente diverso dalla notte delle Europee al 34%. E non solo perchè a Milano piove.
Allora, sul davanzale dell’ufficio del capo, al primo piano di via Bellerio, Giancarlo Giorgetti sistemò una statuetta del guerriero Alberto da Giussano per festeggiare la Lega diventata primo partito.
Dopo la sconfitta nel voto delle grandi città, il vice di Salvini è impegnato a Roma, al Mise, in un incontro istituzionale con il governatore della Sassonia, Michael Kretschmer, della Cdu. E il timore dei leghisti è di scendere ancora di più nei sondaggi, fino a diventare terzo partito, dopo gli alleati di Fratelli d’Italia e il Pd.
“Quando scendi sotto il 20%, sono lì tutti gli altri. Ci metti un attimo a diventare terzo partito o addiruttura il quarto”, commenta un dirigente molto importante. “La Lega deve tornare ai ‘leghisti'”, aggiunge, con riferimento alla nomenclatura lombardo-veneta del partito. “Nessuno di noi farà nulla, ora. Ma Matteo deve ascoltare di più”, aggiunge il big di via Bellerio.
Una debacle riconosciuta
Non che si attendessero risultati scoppiettanti, ma, per la Lega e il centrodestra, l’esito delle Amministrative ha un unico segno più nelle partite più importanti: il successo del forzista Roberto Occhiuto in Calabria. A Milano e a Roma, i due candidati civici deludono (entrambi intorno al 30%), anche se Enrico Michetti va, in vantaggio, al ballottaggio nella Capitale, mentre Luca Bernardo deve cedere al dem Giuseppe Sala, vittorioso al primo turno nel capoluogo lombardo.
Deludente anche la prestazione di Catello Maresca, distante da Gaetano Manfredi, a Napoli. Mentre non ce la fanno al primo turno neanche Paolo Damilano, a Torino, e Roberto Dipiazza, a Trieste Salvini riconosce la debacle. Nelle grandi città abbiamo “perso per demeriti nostri”, ammette del capo leghista.
Qui sede di Milano. https://t.co/b6ebjvZMGI
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 4, 2021
L’autocritica del leader
“Abbiamo offerto troppo poco tempo per presentare e far conoscere i candidati”, è l’autocritica del segretario, collegato con ‘Speciale Tg1’. “Non possiamo perdere altri mesi di tempo per questioni interne”, aggiunge.
“L’anno prossimo votano 25 capoluoghi di provincia, città importanti per il centrodestra che ha il dovere di individuare i candidati il prima possibile, entro il mese di novembre dobbiamo scegliere i candidati, civici o politici per avere almeno sei mesi di tempo per spiegare nostra alternativa”, continua.
“Abbiamo scelto i migliori candidati possibili, da me non arriverà mai una parola negativa nei confronti di Bernardo, nè di Michetti, nè di Damilano, nè di Battistini”, assicura. “L’insegnamento tratto è scegliere presto e insieme. Nessuna scusa, dove si è perso, si è perso per demeriti nostri. Come Lega abbiamo più sindaci di prima, e il centrodestra vince dove è unito. Ma deve essere unito sul serio”.
“Il primo commento è sull’affluenza: la maggior parte non ha votato. E’ per me e tutti un’autocritica. Occorre essere più concreti sulla vita reale. Non possiamo perdere tempo su vicende private”, prosegue poi il segretario della Lega, che ora dovrà affrontare la critica interna alla coalizione e al partito. Ma Salvini assicura che la Lega continuerà a sostenere il governo di Mario Draghi.
“Votavano gli italiani in tanti Comuni se qualcuno – 5 stelle o altri – usa questo voto abbattere il governo di unita’ nazionale fa qualcosa di irresponsabile”, dice, anzi, confermando però che il reddito di cittadinanza andrà rivisto e che non tollererà nessun aumento delle tasse sulla casa”.
Intanto, nella coalizione c’è chi si toglie qualche sassolino dalla scarpa, come Maurizio Lupi. “Abbiamo preso una bella scoppola, peggior risultato del centrodestra di sempre”, dice il leader di Noi con l’Italia, che aspirava a essere candidato a Milano. Mentre tra gli alleati-concorrenti di Fratelli d’Italia c’è soddisfazione per il risultato.
“Siamo il primo partito del centrodestra a Bologna, Trieste e Roma”, si commenta in via della Scrofa. “A Torino siamo appaiati e a Milano ci separano due punti dalla Lega: per noi va bene. Così come il risultato: partivano con il centrosinistra davanti 5 a 1 e ora in due città si va al ballottaggio”.
Per quanto riguarda, invece, il dibattito interno alla Lega, forse bisognerà attendere i risultati del ballottaggio, per un confronto vero tra l’ala governista e nordista e quella sovranista, se mai ci sarà. A novembre partirà anche la stagione dei congressi, cittadini, poi provinciali e regionali. Nell’immediato, forse una parte dei dirigenti chiederà maggiore collegialità nelle decisioni e qualche cambiamento nei vertici e nella segreteria federale.
Argomenti: matteo salvini