Aveva scritto queste cose Michetti, quando era opinionista di Radio Radio.
“Ogni anno si girano e si finanziano 40 film sulla Shoah, viaggi della memoria, iniziative culturali di ogni genere nel ricordo di quell’orrenda persecuzione. E sin qui nulla quaestio, ci mancherebbe. Ma mi chiedo perché la stessa pietà e la stessa considerazione non viene rivolta ai morti ammazzati nelle foibe, nei campi profughi, negli eccidi di massa che ancora insanguinano il pianeta. Forse perché non possedevano banche e non appartenevano a lobby capaci di decidere i destini del pianeta”.
Michetti il candidato un po’ sprovveduto definito da Giorgia Meloni il mister Wolf che risolve i problemi.
Al di là di qualche distinguo, l’idea che il popolo ebraico abbia alle spalle lobby e banche in grado di decidere i destini del pianeta è una delle menzogne alla base dell’antisemitismo nazista (e a seguire quello fascista) che oltre al problema (anche in questo caso falso) di una contaminazione della ‘razza’ pensavano che il popolo ebraico fosse un pericolo perché tanti misfatti erano stati causati dalla loro brama di potere e ricchezze e dal loro controllo della finanza internazionale.
Sentimenti degni di Hitler, Goebbless, Mussolini.
Ora che Giorgia Meloni, tra la denuncia di un complotto e l’altro, ha detto che per lei non c’è spazio per l’antisemitismo, per dimostrare che è coerente e che non sono parole in libertà dovrebbe pubblicamente prendere le distanze da Michetti e chiedere ai suoi elettori di non votare un candidato che ha questo imbarazzante retroterra anti-semita.
Lo farà?
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