di Antonello Sette
Onorevole Fratoianni, dopo la devastazione della sede nazionale della Cgil, tutte le forze democratiche stanno invocando lo scioglimento di Forza Nuova, protagonista dell’assalto. Giorgia Meloni e Matteo Salvini, secondo alcuni, invece, nicchierebbero…
Nicchiano in tutta evidenza, perché hanno un problema nel rapporto con la storia di questo Paese, osserva il segretario di Sinistra Italiana. Hanno un problema e un imbarazzo a definirsi antifascisti. Ogni volta che questo tema emerge in tutta la sua drammaticità, la risposta è sempre la stessa: ci sono altri problemi, non parliamo del passato, ma del futuro. Oppure mettono tutto sullo stesso piano. E allora il comunismo? E allora le foibe? Come se fosse sempre tutto parificabile. La verità è che la responsabilità del fascismo e del nazismo nella nostra storia e la presenza attuale di organizzazioni neofasciste e neonaziste sono una realtà con cui bisogna fare i conti, fino in fondo. Fuori da ogni opportunismo, come una prova di maturazione democratica, che riguarda tutte le forze politiche. E’ arrivata l’ora, dopo l’assalto alla Cgil che rappresenta un salto di qualità inaccettabile, di sciogliere, come noi chiediamo inascoltati da anni, tutte le organizzazioni neofasciste e neonaziste del Paese.
Crede che, come è stato detto, in assenza di una abiura definitiva e solenne del fascismo vecchio e nuovo, Fdi e Giorgia Meloni si pongano di fatto fuori dell’arco costituzionale?
L’arco costituzionale è un arco definito esattamente dai principi della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza contro il fascismo e contro il nazismo. Non si tratta di proporre lo scioglimento di partiti presenti in Parlamento e oggi anche accreditati di un consenso rilevante. Si tratta di misurarsi con la sostanza di quello che significa arco costituzionale. Significa muoversi nello stesso spazio, in cui si muovono tutti coloro che considerano la Costituzione il punto di riferimento fondamentale della nostra democrazia. Tutte le forze politiche dovrebbero fare i conti fino in fondo con la nostra Costituzione e, quindi, anche con la necessità di dirsi pienamente antifascisti.
Ieri Fausto Bertinotti mi ha detto che c’è stato sicuramente un passo indietro, rispetto alla svolta di Gianfranco Fini, che era arrivato a condannare il fascismo, come una parte del male assoluto. Siamo tornati a prima di Fini?
Su questo non c’è dubbio alcuno. E’ un passo indietro che, al netto dei goffi tentativi di smarcarsi, misuriamo nelle decine e decine di manifestazioni, in cui spesso e volentieri esponenti del partito di Giorgia Meloni, ma talvolta anche di quello di Matteo Salvini, fanno della nostalgia del fascismo l’elemento di contiguità con ambienti dell’estrema destra di questo Paese. E’ un passo indietro, che andrebbe rapidamente colmato con due passi in avanti, di cui, purtroppo, oggi non se ne intravede la traccia.
Che cosa risponde a Matteo Salvini, che invoca la parità di trattamento. Non si sciolga solo Forza Nuova, dice il leader della Lega, ma anche i centri sociali e i No Tav.
Rispondo che siamo alle solite. E’ una forma, se vuole, più sottile di negazionismo. E’ quella idea, che mette sullo stesso piano la cultura politica di chi ha combattuto il fascismo e ha liberato l’Europa dai nazifascisti e chi, invece, l’ha oppressa nelle forme
più terribili che la storia abbia mai conosciuto. Non si tratta, naturalmente, di non riconoscere gli orrori che si sono manifestati nell’esperienza concreta di molti regimi, divenuti totalitari. Si tratta di distinguere, però, con molta forza non solo le diverse
matrici politiche e culturali, ma anche l’imparagonabile ruolo storico, che hanno avuto queste diverse culture politiche. Metterle sullo stesso piano è una forma ormai consunta, ma purtroppo sempre viva, di negazionismo. E’ uno degli strumenti con cui la destra, o meglio una parte della destra di questo Paese, continua a rimandare i conti con la nostra storia.
Come sa, molti osservatori, anche autorevoli, non si sono limitati a denunciare l’inefficienza delle forze di polizia di fronte all’assalto alla Cgil guidato da Forza Nuova, ma hanno parlato di manifestazione volutamente infiltrata. Pensa che sia solo fantapolitica?
Non so se è fantapolitica. Lascerei comunque da parte i retroscena. Quello che è accaduto è chiaro a tutti, ad eccezione di Giorgia Meloni che lo definisce un atto di squadrismo, di cui non conosce la matrice. Ci vuole davvero molta fantasia nell’utilizzare questa formula per evitare di dire con chiarezza quello che è successo e come ci si colloca di fronte a quello che è successo.
Una cosa è certa. Quello che è accaduto a Roma è stato molto più grave di un episodio di infiltrazione. C’è stata una manifestazione, in cui gruppi neofascisti di questo Paese hanno guidato parti importanti di quella stessa manifestazione verso obiettivi dal loro
punto di vista politicamente significativi. L’attacco al sindacato è un grande classico nella storia del fascismo e del nazismo. Il sindacato è sempre stato per loro l’obiettivo principe. Di questo siamo certi. Di tutto il resto naturalmente no. Intanto bisogna fare i conti con quello che è ancora sotto gli occhi di chiunque voglia vedere e non girarsi dall’altra parte.
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