Paole al veleno e dispiace che questa critica così dure (che è quella della Raggi) non sia arrivata prima, ossia quando Calenda si faceva fotografare sulla terrazza del Nazareno con Zingaretti in qualità di capolista alle europee.
Perché, anche se all’epoca non si parlava di Gualtieri, la disputa tra Roma e Regione Lazio già andava avanti da tempo.
“Poteri speciali per Roma? E’ evidente che Zingaretti abbia tenuto in ostaggio la città fino a quando non è arrivato un sindaco amico”. Così il leader di Azione Carlo Calenda sulla possibilità di attribuire a Roma Capitale maggiori competenze e risorse.
“Già durante la mia campagna elettorale- ha aggiunto- chiedevo alla Pisana di attribuire poteri specifici al Campidoglio con legge regionale, quindi senza aspettare il placet del Parlamento”.
Le parole del leader di Azione arrivano all’indomani dell’audizione del governatore Zingaretti in commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.
La replica di Zingaretti
“Come spesso gli capita, Calenda fa dichiarazioni senza sapere di cosa parla. Come ho detto ieri in Commissione, negli ultimi 8 anni Roma ha avuto 4 sindaci, un commissario e, per fortuna, un solo presidente di Regione. Con tutti i sindaci abbiamo aperto un confronto leale per la devoluzione di poteri”.
Così in una nota il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
“Nel 2013, quando il sindaco era Gianni Alemanno, uno dei primi atti della nostra prima legislatura – ricorda – fu la rinuncia al ricorso innanzi alla Corte costituzionale avviato dalla precedente amministrazione sul conferimento di nuove competenze a Roma. Nel novembre del 2016, la sindaca Raggi intervenne in Commissione Affari Costituzionali del Consiglio regionale proprio sulla proposta della Regione di trasferire alcuni poteri alla Capitale. Come è facile constatare, sulla base di atti amministrativi e non di chiacchiere, il processo sul trasferimento di poteri a Roma non si è mai interrotto per volontà della Regione, a prescindere dal colore politico delle diverse amministrazioni capitoline che si sono susseguite. Questa volta, partire a inizio della nuova legislatura della Capitale con un confronto serio e concreto su temi discussi da anni, mi rende ottimista. È tempo di cambiare e costruire e non distruggere. Ma Calenda – conclude il governatore – ormai ha dimenticato come si fa”.