“Carola Rackete ha agito nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare”. Questa è la motivazione fornita alla sentenza che ha completamente scagionato la capitana della Sea Watch e che ha sancito l’ennesima sconfitta di Salvini. Che non l’ha presa bene.
“Quindi, se capisco bene la sentenza, speronare una motovedetta militare italiana con uomini a bordo non è reato. Torniamo ai tempi dei pirati… No comment” scrive Salvini su Twitter. Cui ci sentiamo di rispondere: no, non hai capito bene la sentenza. te la spieghiamo.
Se un’ambulanza passa col rosso, non gli viene fatta la multa: ha violato la legge nell’esercizio delle sue funzioni. Allo stesso modo, Carola Rackete ha forzato l’ingresso al porto di Lampedusa perché aveva il dovere di trarre in salvo i migranti che erano a bordo della Sea Watch. La sentenza ha riconosciuto che i rifugiati hanno visto in condizione di detenzione arbitraria e sono stati sottoposti a torture e a trattamenti disumani e degradanti in violazione dei diritti umani.
Quindi sì, ‘speronare’ una motovedetta (cosa che secondo la sentenza non è avvenuta) non è reato, in questo caso. C’erano delle vite umane in gioco, vite umane su cui Salvini stava speculando per fare propaganda.
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