La polemica è nota, ma Renzi – come tutti – sbaglia i riferimenti storici e politici. Perché sia il massimalismo che il riformismo erano correnti interne al movimento socialista. I riformisti volevano gradualmente (e non attraverso una rottura rivoluzionaria) riforme in senso socialiste. Non volevano arricchire i più ricchi o precarizzare il lavoro.
Quindi usare il termine riformismo per parlare di liberismo o giù di lì è una appropriazione indebita.
Il Pd dovrà scegliere non tanto tra Italia Viva e il M5s, ma tra una campagna elettorale riformista e una massimalista”. Lo ha detto Matteo Renzi, sottolineando che sul Quirinale “con il Pd abbiamo lavorato bene, per evitare una candidatura giallo-verde, su un paio di passaggi avevamo idee diverse ma poi ci siamo ritrovati, penso alla candidatura Belloni. Ma ora chieda a Letta se vuole seguire un profilo riformista o inseguire la Cgil, Landini e i populisti Cinque Stelle”.
Il ragionamento di Renzi è che “nelle prossime settimane ci sarà un grande sconvolgimento” nei partiti. “La conferma di stabilità istituzionale può aprire a sommovimenti interessanti”. In particolare “il 2022 per il M5s sarà una notte di San Lorenzo continua, di stelle cadenti”.
Cambiamenti ci saranno anche “nell’area centrale” e “non c’è dubbio che molti debbano decidere cosa fare da grande”. E ha poi rivendicato: “Io sono per il riformismo, non cambio idea: Industria 4.0 e Jobs Act, non Reddito di Cittadinanza e cashback”.
Argomenti: matteo renzi