Il promotore del Referendum sulla Cannabis, respinto ieri dalla Consulta che lo ha dichiarato inammissibile, non ci sta e replica alla motivazione fornita in prima battuta dal presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato.
“Non abbiamo sbagliato proprio nulla, siamo abituati alle sconfitte cocenti ma devono essere chiare le motivazioni.
Amato ha verbalmente e sbrigativamente liquidato questo referendum, ad ora non abbiamo nemmeno tre righe di comunicato della Corte in cui spiega la bocciatura.
Amato è come se fosse arrivato in conferenza stampa con una novella da annunciare al popolo italiano: attenzione volevano toccare anche le altre sostanze non soltanto la cannabis. Se si vuole intervenire sul comma 4, le droghe leggere, non si può che toccare le condotte del comma 1, ma perché non riguardava le droghe pesanti? Perché la cannabis, la canapa, è l’unica pianta che si può consumare senza altre azioni di raffinazione e trasformazione.
Non scherziamo come ha fatto il presidente Amato dicendo ‘vi coltivate il papavero, vi coltivate la coca’, coltivatevelo sul balcone e vedete se cresce e poi mi dite che ci fate senza raffinazione. Insomma così è qualcosa di irrispettoso non nei confronti di chi ha promosso il referendum ma nei confronti di chi lo ha firmato e della democrazia”. Lo ha detto Riccardo Magi, presidente di +Europa e promotore del referendum sulla cannabis, a 24 Mattino su Radio 24.
“Amato ha detto ‘Noi con questo quesito andremmo a violare degli obblighi internazionali’. Voi sapete – spiega Magi – che il governo italiano non si è costituito contro questo referendum, secondo voi se il governo italiano, che è responsabile dei trattati internazionali che ha contratto, avesse ravvisato nei nostri referendum un rischio di violare i trattati internazionali, non lo avrebbe fatto notare alla Corte? Le convenzioni internazionali di cui parla Amato, prevedono che c’è la facoltà degli Stati di vietare coltivazioni di determinate piante, ci sono Stati che hanno aderito al nostro stesso trattato e hanno legalizzato non andando contro le convenzioni, Malta è l’ultimo paese europeo ad averlo fatto”.
“C’è da essere sconfortati da quello che abbiamo visto ieri, ma non per noi, ma per la possibilità di fare referendum in questo paese”.