di Antonello Sette
Onorevole Vito, il suo partito si è dichiarato contrario a un minimo salariale stabilito per legge. A me sembra una scelta incomprensibile e, in qualche misura, scellerata. Come si possono tollerare retribuzioni da cinque euro all’ora anche per lavori che richiedono competenze specifiche? Come si fa a opporsi a una norma di elementare civiltà?
Le rispondo premettendo una doverosa precisazione, dice a SprayNews l’ex capogruppo di Forza Italia. Lei ha fatto riferimento al mio partito. In realtà, non si tratta di Forza Italia, ma dei miei dirigenti. Per essere più precisi, del mio coordinatore nazionale e vicepresidente Antonio Tajani. Non mi risulta che una decisione così delicata e importante sua stata presa da un organo di partito o da un gruppo parlamentare. Una decisione, che oltretutto contraddice i programmi e i desiderata del Presidente Berlusconi, che è sempre stato particolarmente sensibile ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione, a partire dall’aumento da lui stabilito delle pensioni minime e che immagino non possa non concordare sulla necessità di introdurre un salario minimo. Personalmente, ho sottoscritto una proposta di legge di iniziativa popolare, proprio per non dare la sensazione di voler aderire a quelle di uno o di un altro partito, che prevede un salario minimo di 8,50 euro all’ora. E’ una proposta di partenza ragionevole, che mi sembra in linea con lo spirito di un partito popolare come dovrebbe essere Forza Italia.
Come è stato possibile prendere una decisione sicuramente impopolare e, suppongo, anche dannosa elettoralmente?
Le do una risposta franca. Secondo me, è la solita subalternità di Forza Italia. Questa volta non nei confronti degli alleati, ma di Confindustria. Non appena Confindustria ha ribadito il suo no al salario minimo, Forza Italia le fa fatto da controcanto. Però, ha ragione lei. Se è giusto garantire agli imprenditori la possibilità di assumere senza particolari oneri, è altrettanto giusto aiutare i tantissimi lavoratori, che sono costretti a sottostare a paghe vergognose,