Lista Copasir, Gabrielli: "Non ci sono giornalisti o politici controllati dall'intelligence"

"Documento diffuso alla stampa? Nulla rimarrà impunito. Lo dobbiamo al Paese e alla credibilità di un comparto. Dovremo dare adeguate risposte”.

Lista Copasir, Gabrielli: "Non ci sono giornalisti o politici controllati dall'intelligence"
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10 Giugno 2022 - 16.18


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Giornalisti o politici oggetto di investigazione o di monitoraggio da parte dell’intelligence? “No, senza se e senza ma. Non ci sono né giornalisti e men che meno politici, l’ho detto in maniera chiara. Nessuna lista di proscrizione. L’ho detto in maniera chiara anche quando si era parlato del viaggio di Salvini in Russia. Non sono attività che riguardano i servizi di intelligence. Ed è la cosa che mi ha creato più fastidio e preoccupazione quando ho letto su un giornale che un parlamentare (riferendosi a Vito Petrocelli ndr) fosse oggetto di investigazione ”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Gabrielli in conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi, in merito al bollettino sulla disinformazione russa desecretato oggi.

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Il nominativo dell’ex presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, “non compare in nessun tipo di investigazione, come non compaiono i nominativi contenuti in questo bollettino. Un conto è riportare dichiarazioni, un conto svolgere una investigazione”. Ha specificato il sottosegretario Gabrielli.
Sulla questione del suo rapporto con il premier e se il rapporto fosse a conoscenza di Palazzo Chigi ha puntualizzato: “Il report era a conoscenza dello staff, i 4 bollettini non avevano mai evidenziato particolari significative emergenze che sono state da me rappresentate specificamente al presidente del Consiglio. Il report è stato trasmesso al Copasir. E’ stato protocollato il 3 di giugno e il Copasir lo ha ricevuto il 6”. E ha chiosato: “Ho ancora la fiducia di Draghi? Credo che questa domanda vada posta al presidente del consiglio. Avendo quotidiani rapporti con il presidente Draghi non ho percepito particolari criticità”.


“Proprio perché riteniamo che sia prevalente che i cittadini sappiano che nel nostro paese non esiste nessun grande fratello, nessuna spectre e che nessuno, tanto meno il governo del paese, ha ad oggetto quello di investigare sulle opinioni, abbiamo ritenuto necessario per la massima trasparenza il passo di declassificare questo bollettino”. Il tema non attiene alla sicurezza nazionale ha aggiunto, “ma a salvaguardare le persone che sono citate nei documenti”. Spiegando che con “due fugaci riferimenti a persone” non si può “sostenere che questa attività ha a che fare con le opinioni dei cittadini di questo Paese”.

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“Le opinioni sono rispettate sempre, cosa diversa sono le fake news e la loro orchestrazione che, qualora accertata, potrebbe essere oggetto di un’attività di altro tipo”. Ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Gabrielli . “L’unico antidoto alla propaganda – ha proseguito – è la libera informazione, la libertà di espressione, un bene prezioso da salvaguardare sempre. Tutto ciò che è un diverso pensiero è una ricchezza”. E ha aggiunto: “Non esiste alcuna finalità se non quella di un’attenzione alle possibili insidie del variegato mondo dell’informazione”.


Questo ormai famigerato bollettino sulla minaccia ibrida non è un’attività iniziata con la guerra in Ucraina, ma è un’attività che nasce addirittura prima del periodo pandemico, a seguito della sollecitazione Ue e dei partner atlantici di far sì che i Paesi si dotassero di un momento di monitoraggio della cosiddetta minaccia ibrida”.
“Basterebbe ricordare la vicenda di Cambridge Analytica per capire come ormai viviamo in un contesto nel quale la possibilità di manipolare e creare consenso o dissenso prescinde da canali che molto spesso appartengono ancora all’impostazione di noi primitivi analogici”. Ha puntualizzato il sottosegretario.

La fuga di notizie sul bollettino sulla disinformazione legata alla minaccia ibrida, prodotto dal tavolo coordinato dal Dis, “impone delle riflessioni, se il prezzo è così alto va fatta una riflessione sull’utilità”.

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“Il documento” sulla disinformazione russa “non è arrivato ai giornalisti perché sceso dal cielo, è stato editato il 3 giugno e quindi le stesse tempistiche fanno ritenere che ci sia stata qualche mano solerte. È una cosa gravissima non tanto per il livello delle informazioni che vengono rese, ma per il fatto stesso che è un documento classificato e che doveva rimanere nell’ambito della disponibilità degli operatori, è una cosa gravissima e che ha creato grande discredito. Chi mi conosce sa che nulla rimarrà impunito. Lo dobbiamo al Paese e alla credibilità del comparto”. Ha affermato il sottosegretario alla Presidenza con delega ai Servizi, Franco Gabrielli.


Tra le tendenze emerse più di recente dai canali di “disinformazione” nel conflitto russo-ucraino, si rileva una “una inversione di trend della disinformazione russa, la quale ha subito un forte rallentamento nella sua intensità e l’adozione di una postura difensiva. Nel merito, il Cremlino nelle ultime settimane ha messo in atto prevalentemente attività tese ad una controdeduzione delle narrative occidentali e all’ampliamento del consenso interno ed esterno, attraverso l’ingaggio di figure di alto livello con profili social caratterizzati da un grande seguito, unitamente al coinvolgimento di personalità di pregio all’estero; un generale rallentamento anche nelle attività di influenza cinesi”. Lo si legge dal documento di monitoraggio sullo stato della disinformazione, raccolta tra il periodo 15 aprile-15 maggio, e realizzata a cura del Dis, con i contributi di Aise, Aisi e Maeci.

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