Elio Vito lascia Forza Italia e nel comunicare il suo abbandono dal partito afferma anche di voler lasciare il parlamento dimettendosi da parlamentare.
Il deputato forzista, da tempo su posizioni dissidenti rispetto a Tajani, Berlusconi e al gruppo dirigente, ha scritto una lunga nota per spiegare la sua decisione, a partire dalla scelta di dimettersi da deputato.
“Mi auguro che questa decisione possa contribuire ad aiutare le giovani ed i giovani del nostro Paese a ritrovare il senso della fiducia nelle Istituzioni, nel Parlamento e più in generale nella politica.
Forza Italia in questi mesi ha messo in atto e promosso la pratica deteriore del trasformismo, alimentando cambi di partito e di gruppo non motivati da ragioni ideali, valoriali, politiche ma da meri interessi personali, elettorali, di voti, di preferenze.
Forza Italia ha perso la sua natura di movimento leaderistico, liberale e democratico. La sua classe dirigente si è chiusa in una gestione accentrata ed esclusiva del potere e le voci critiche sono state messe al bando, silenziate ed escluse dagli strumenti di comunicazione
Già in occasione del voto di Forza Italia al Senato che determinò il non passaggio all’esame degli articoli del ddl Zan, e del vergognoso applauso che lo accompagnò, lasciai i miei incarichi di partito.
Successivamente ho sperato, ho cercato, ho creduto che fosse ancora possibile una fase di confronto e discussione, un cambiamento all’interno del partito.
Sono accadute, invece, due altre cose molto gravi che mi rendono impossibile continuare a militare in Forza Italia.
La prima riguarda le affermazioni di Berlusconi sull’aggressione russa dell’Ucraina che se da una parte sono state formalmente di condanna, dall’altra sono state elogiative di Putin, critiche verso le leadership occidentali e di comprensione verso presunte ragioni della Russia.
Da ultimo, l’apparentamento a Lucca con formazioni estremistiche di destra. L’antifascismo è un valore costitutivo la Repubblica rispetto al quale non vi può essere alcuna deroga, soprattutto in questo momento storico, quando sono tornati gravi episodi di violenza squadrista.