Il grande sogno, o la grande illusione, prende forma subito dopo la chiusura delle urne alle 23. Letta è già nel suo ufficio al terzo piano del Nazareno, con lui Boccia, poi alla spicciolata arrivano altri dirigenti del Pd, il vicesegretario Provenzano, le capogruppo Serracchiani e Malpezzi , Valter Verini.
I primi risultati che arrivano da Verona diffondono l’idea che si tratti di una serata di festa. Vincono i dem nei capoluoghi ma perdono in termini complessivi (i dati finali di You Trend ci dicono che il centrosinistra ha vinto in 38 Comuni, ne avevano 48 il centrodestra in 58, contro i 54 di cinque anni fa) ma conquistano lo scalpo a Verona, Parma, Piacenza, Alessandria, Catanzaro.
Lo fanno prevalentemente da soli o meglio in coalizioni cittadine, a Verona, per dire, il M5S non era proprio presente nella scheda elettorale così come a Parma. Il partito di Conte c’era invece ad Alessandria ma con percentuali al primo turno che si confondevano sotto la voce ‘altri’, circa l’irrilevanza.
Se ne deduce che nella vittoria di ieri il cosiddetto ‘campo largo’ era un oggetto sconosciuto: hanno vinto i candidati del Pd soprattutto laddove la coalizione avversa si presentava divisa (come nella fatal Verona per l’appunto).
“Se c’è una morale da assumere da questa tornata elettorale è che il Pd si deve fidare più di se stesso ed appoggiarsi meno su improbabili alleati che non esistono più’ commenta un deputato solitario, che non ha partecipato ai bagordi serali, in una bouvette peraltro deserta, come tutti i lunedì.
Letta galvanizzato dai ballottaggi, ora, deve far dimenticare le improvvide primarie organizzate in Sicilia con il M5S, ed in effetti ha già cominciato a dire che si tratta di un’esperienza unica, per mettere in chiaro che nelle altre regioni in cui si voterà, sceglierà un’altra modalità di selezione dei candidati Presidenti.
‘Il Pd deve questa vittoria al senso di responsabilità che è riuscito a comunicare, soprattutto al governo. Quindi sostanzialmente a Draghi’ scommette un sottosegretario comparso improvvisamente in bouvette.
I problemi per l’esecutivo però proseguiranno anche per il quadro politico, Salvini è sempre più in difficoltà, Conte è a caccia di una ragione d’essere: due debolezze di solito non portano mai stabilità.
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