Il segnale, alla fine, è arrivato, dopo l’incontro con i sindacati, prima delle vacanze il governo farà un decreto per redditi e famiglie. Draghi si spinge verso l’apertura di un tavolo sociale, ed i primi ad enfatizzare quella che chiamano ‘svolta’ sono i ministri del Pd, Franceschini in testa.
Basterà a Conte per votare la fiducia giovedì sul Dl aiuti?
“Sono stanco di rispondere a questa domanda. Temo che i giornalisti abbiano capito poco del M5S in questi anni. Inutile chiedergli cosa faranno in aula. La risposta è che non lo sanno neanche loro, non lo sanno da anni, figuriamoci dopodomani ”, esordisce un sottosegretario dem attorniato dai colleghi nel cortile d’onore del Senato.
Così le ricostruzioni e le previsioni non si fermeranno neanche nella giornata del ‘disgelo’.
La più gettonata darebbe un sostanziale e molto freddo via libera di Conte a Draghi, con la postilla avvelenata di una libertà di voto lasciata ai senatori pentastellati.
Lo stratagemma vorrebbe allentare la tensione da una parte, mantenendo l’occhio feroce dall’altra con una manciata di parlamentari che si ostinerebbero a non concedere la fiducia all’ex governatore della Bce.
“C’è da aspettarsi di tutto- scommette un senatore del Pd- basta vedere il comportamento schizofrenico che hanno avuto alla Camera su questo provvedimento”.
Per ora l’ipotesi che trova più consensi in Transatlantico è che giovedì non sia l’ultima giornata del governo Draghi, cosa che si verificherebbe se Conte non votasse la fiducia, ma che gli stop and go del M5S andranno avanti fino all’autunno.
“Un po’ è anche vero che Conte comunque i suoi pasdaran non li tiene più. Andate a leggere cosa scrive su facebook Alberto Airola’, ragiona un senatore piemontese in transito dal corridoio dei busti.
La ‘sceneggiata’ di questi giorni rientrerebbe in una sorte di prova generale, Conte testerebbe così, preparandola, l’uscita dal governo in realtà stabilita entro la legge di bilancio. Il tocco magico sarebbe quello di distinguersi dall’esecutivo ‘a rate’, per usare una ficcante definizione fiorentina, ‘a bischero sciolto’.
L’obiettivo dei cinque stelle diventerebbe così quello di prepararsi alle elezioni in solitaria, allontanandosi per tempo da Draghi, con un traguardo fissato tra l’8% ed il 10%.
Un calcolo che stanno iniziando a fare anche al Nazareno, dove la convinzione di vincere le elezioni nel ‘23 è tramontata da un pezzo, e dove da qualche settimana si considera l’unico risultato utile possibile sia non farle vincere a Giorgia Meloni, ‘con un gol al 90esimo minuto, anche fosse causato da una brutta mischia in area di rigore’.