Se il centro-sinistra e le forze europeiste e antifasciste non fossero divise in decine di rivoli sarebbero meno baldanzosi. Ma non è detta l’ultima.
Non solo la ripartizione dei collegi e la stesura di un programma senza «proposte irrealizzabili», come chiede Giorgia Meloni. Il centrodestra, secondo Matteo Salvini, deve indicare prima del voto i nomi di alcuni ministri. Quelli di maggior peso, a partire da Esteri ed Economia. Che sono anche quelli su cui più si concentra l’attenzione delle cancellerie e degli osservatori internazionali. Una proposta che non è stata presentata ai tavoli con gli alleati dei giorni scorsi e che andrebbe discussa, osserva più di qualcuno, alla luce dei risultati elettorali.
Il leader della Lega è l’unico in tour sul territorio nel primo vero weekend di campagna elettorale: rinvia a dopo il 25 settembre la scelta del candidato per la Lombardia, che rischia di creare qualche attrito nella coalizione vista la ribadita disponibilità a correre per la guida del Pirellone di Letizia Moratti, nome che, nel frattempo, circola anche nei primi toto-ministri.
Intanto c’è il programma da chiudere, per cui da lunedì nel tardo pomeriggio inizieranno alla Camera gli incontri tra i delegati dei partiti. Migranti, politiche energetiche (compreso il nucleare pulito), flat tax e pace fiscale ma anche quota 41 per la pensione, saranno i temi che la Lega porterà al tavolo, e che andranno combinati con le idee degli altri partiti. FdI, ad esempio, dice la leader in una intervista, lancia la formula del «più assumi meno paghi» per tagliare il costo del lavoro, mentre Forza Italia, stando agli annunci di Silvio Berlusconi, punta tra le altre cose sulle pensioni minime alzate a 1.000 euro e su «un milione di alberi» da piantare. Ci sarebbero anche «10mila» poliziotti per garantire la sicurezza, rilancia Salvini, sicuro che «un miliardo» si può trovare e che con l’accordo di tutti si possono assumere «entro un anno». Sarà da vedere come si potranno conciliare tutte queste richieste con l’intento dichiarato di fare «solo promesse che si possono mantenere», come dice Salvini, in linea con la leader di FdI.
Nel frattempo dietro le quinte si sta già iniziando a trattare sui posti di governo, mentre incrociando bacini elettorali e pesi nazionali andranno distribuiti sui territori i collegi assegnati a ciascuna forza della coalizione. Con Forza Italia, Fratelli d’Italia e gli alleati di centro ancora di ministri e sottosegretari, anche per scaramanzia, ufficialmente non si è parlato, anche se ogni partito sta mettendo a punto la sua lista per presentarsi pronto quando si dovrà indicare la squadra. Salvini non cita il ministero dell’Interno ma elenca tra i dicasteri importanti anche quello delle Infrastrutture (tra quelli più direttamente coinvolti, tra l’altro, nella realizzazione del Pnrr), su cui potrebbe puntare anche Forza Italia (e il nome potrebbe essere Alessandro Cattaneo).
In casa di Fratelli d’Italia. oltre ai luogotenenti del partito, si guarda al parterre della conferenza programmatica, da Carlo Nordio (per la Giustizia) a Beatrice Venezi. Alla Farnesina – dove potrebbe puntare anche il coordinatore di Fi Antonio Tajani – si ipotizza un ritorno di Giulio Terzi di Santagata ma sarebbe in pista anche Elisabetta Belloni e sono circolate le suggestioni anche di una «promozione» dell’attuale ad dell’Eni, Claudio Descalzi. Per l’Economia c’è chi ha lanciato il nome di Fabio Panetta (nel board Bce) dopo una chiacchierata intercettata con Meloni al compleanno di Gianfranco Rotondi, che ha appena annunciato l’alleanza con il centrodestra (ma deve raccogliere le firme). Più difficile un rientro in quel ruolo di Giulio Tremonti, che comunque potrebbe tornare in altra veste al governo, così come Raffaele Fitto che, non a caso, è stato arruolato intanto nel tavolo del programma, per FdI.
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