Cresce la schiera degli scontenti dopo l’ufficializzazione delle liste di candidati del Pd. Fabiano Amati, consigliere regionale Puglia del Pd, presidente della commissione Bilancio e già assessore regionale nella giunta di Nichi Vendola ha espresso tutto il suo dissenso con le decisioni della Direzione.
“Non è più il tempo di lamentarsi in silenzio. Chi non è d’accordo deve con coraggio uscire allo scoperto e contribuire a distruggere questo sistema di potere per costruire un’alternativa di buon governo e linearità”.
Per Amati, “le liste del Pd Puglia sono state generalmente composte sulla base di raccomandazioni, meschinità, bassezze, misoginia, ossequi ai capetti di turno impegnati a risolvere in Puglia problemi campani di collocamento e soggezione ai metodi nepotisti e torbidi del non iscritto Michele Emiliano”.
“Le liste del mio partito, il Pd, risultano perciò invotabili. L’idea secondo cui i simboli esistono e vanno sostenuti a prescindere dalle persone che li rappresentano, è idolatria o paganesimo applicato alla politica, soprattutto se i candidati arriveranno in Parlamento non attraverso le preferenze dei cittadini, ma approfittando di una legge elettorale indecente, fondata sulle nomine gradite ai gruppi di potere organizzati”.
“Fare propaganda elettorale per le liste Pd non sarebbe dunque etico in questo contesto, perché si finirebbe per contribuire a raccogliere voti utili alla ratifica di una volgare imposizione mascherata da democrazia. Più o meno la cosa che per gli altri chiamiamo fascismo, con tanta supponenza e per occultare l’incapacità di batterli con buone idee per risolvere i problemi della maggioranza delle persone”.
“Mi dispiace tanto che su questo anche Enrico Letta si sia reso complice e perciò colpevole, giungendo a tollerare, addirittura, capilista tutti uomini, con relativa strumentalizzazione delle donne e la nomina del Capo di gabinetto della Regione Puglia, preferito a molti iscritti, dirigenti ed eletti di maggior peso, per idee e sostegno elettorale”.
Amati quindi annuncia che “salvo eventi allo stato imprevedibili, io non andrò via dal partito perché, come ho detto, mi sono dato il compito di distruggere questo sistema di potere e per farlo non posso regalare l’abbandono del campo e così togliere un po’ di voce a tante belle persone, mortificate, offese e non inclini alla sudditanza”
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