Il Pd è letteralmente circondato di voci e pareri, più o meno autorevoli, su quello che dovrà essere il futuro prossimo del partito. Con una lettera firmata a quattro mani, Vannino Chiti ed Enrico Rossi, già presidenti della Regione Toscana, hanno scritto al segretario nazionale Enrico Letta.
«Se vogliamo aprire una fase costituente autentica occorre non solo invitare tutte le componenti di sinistra – partiti, associazioni civiche, persone – a partecipare, senza pregiudiziali, ma anche coinvolgerle pienamente nell’organizzazione di ognuna di queste fasi. Se questo venisse a mancare e ancora una volta peccassimo di velleità di autosufficienza, verrebbero meno le condizioni per un successo della costituente con ripercussioni serie sul nostro futuro».
«Altra considerazione: tu hai proposto che, dopo queste fasi, si svolga il congresso per la elezione del segretario e dell’assemblea nazionale `a regole vigenti´. Riteniamo che questa scelta sia un errore politico che può vanificare l’impegno delle fasi precedenti. Le `regole vigenti´ sono parte integrante di quel modello di partito personale, che ai vari livelli vede il segretario di turno depositario esclusivo del potere politico e gli organismi dirigenti ridotti a staff. Sono proprio queste regole che hanno consentito prima, accentuato poi la degenerazione del Pd, il suo venir meno come comunità politica, il suo diventare una confederazione di correnti, la sua non credibilità presso i ceti popolari e il mondo del lavoro».
«Siamo ormai avvertiti come partito dell’establishment. Assenti dal territorio, i nostri circoli sono abbandonati a sé, tranne che durante le primarie e il momento delle campagne elettorali. Ti chiediamo di sottoporre a discussione la forma partito, la formazione e selezione dei quadri dirigenti, le regole congressuali, così come hai indicato per l’identità del partito, il programma e le alleanze. Questa scelta inciderà non poco sulla partecipazione alla fase costituente e all’effettiva partecipazione ai suoi lavori delle formazioni e associazioni di sinistra. Ci auguriamo perciò che la tua risposta possa essere positiva e che la proposta che porterai all’approvazione della direzione sia coerente con l’ambizione di una rifondazione politica e culturale della sinistra».
«Dopo la sconfitta alle elezioni, causata anche dalle divisioni nel centrosinistra, si è aperta per il nostro paese una situazione delicata. All’aumento sproporzionato del costo dell’energia, che incide sulla vita degli italiani, alla pandemia non ancora scomparsa del tutto, alla crisi economica e alla guerra in Europa, si aggiunge da noi il ruolo nel governo del Paese di un partito che ha nel simbolo non il tricolore ma una fiamma che emana dalla tomba di Mussolini. È la prima volta – continuano Rossi e Chiti – che accade in Europa dalla caduta di fascismo e nazismo. Il Pd ha grandi responsabilità nella ricostruzione di un campo progressista e nel realizzare una unità delle opposizioni al governo della destra».
«Quello che a nostro giudizio è necessario è la capacità del nostro partito di avviare un percorso capace di portarlo oltre sé stesso, realizzando compiutamente quella forza di sinistra plurale che ne aveva costituito la ragione della sua nascita e che purtroppo abbiamo smarrito e a volte rinnegato negli ultimi anni. Abbiamo apprezzato la tua proposta di svolgere una fase congressuale che sottoponendoci a una seria verifica critica si sviluppi attraverso una serie di fasi: discussione sull’identità del partito, sul programma, sulle alleanze», aggiungono.