Un partito democratico che sembra voler tirare fuori gli artigli: sarà una opposizione dura e intransigente quella del Partito Democratico al governo Meloni.
Il segretario Pd, Enrico Letta, lo ha ribadito in Aula alla Camera rispondendo una serie di `No´ ai punti toccati da Giorgia Meloni nel discorso con cui ha chiesto la fiducia al Parlamento. Dai diritti alle riforme, dalla scuola alla sanità, il segretario ha rimarcato più volte come il Partito Democratico sia «profondamente alternativo» al governo Meloni.
«Sui diritti saremo inflessibili, così come sul welfare e il lavoro», assicura il segretario del Pd. «Il salario minimo deve essere fra gli strumenti per combattere le diseguaglianze. Parola, diseguaglianze, che manca completamente dal suo discorso», osserva il leader dem. Perché alla base di tutto, nel discorso di Meloni «si rispecchia» la «destra destra», come viene segnalato dal Nazareno, la sua identità. Ma quello che più spaventa il segretario dem, «è la concretezza e non l’identità» che si trova nelle parole di Meloni: «Ci spaventa la concretezza dove l’abbiamo vista nel suo discorso, nel passaggio da brividi che ho sentito sul Covid e sulla salute».
Nel testo presentato alla Camera, la presidente del Consiglio ha osservato che «l’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche. Voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello»
Parole che provocano la reazione di Roberto Speranza: «Il modello italiano ha messo sempre al centro la tutela del diritto alla salute e la centralità dell’evidenza scientifica. Spiace che Meloni non sia uscita ancora dalla campagna elettorale. Neanche una parola sui vaccini che sono stati il fattore fondamentale per chiudere la fase più dura. Ha forse ancora paura di scontentare i no vax che l’hanno votata?».
E Letta `abbraccia´ simbolicamente il segretario di Articolo Uno: «Siamo orgogliosi di avere nel nostro gruppo il ministro Roberto Speranza. Dobbiamo rilanciare l’impegno sulla Sanità pubblica». Altro `capitolo´ molto contestato è quello sul fisco, che all orecchie dem suona con una sola parola: «Condoni. Abbiamo capito solo questo». Oscure anche le voci riguardanti energia e caro bollette: «Non abbiamo capito cosa succederà nei prossimi giorni, nelle prossime settimane con le bollette degli italiani, con la questione delle pensioni». E sul tanto discusso `merito´, sostantivo affiancato a `istruzione´ nella nuova denominazione del ministero, il segretario Pd rimanda alla Carta: «La parola `merito´ nella nostra costituzione è all’articolo 34. I principi di uguaglianza sono all’articolo 2 e all’articolo 3».
Una scala di priorità. Dunque, sarà opposizione fin dal primo momento e, questo, nonostante il congresso che Letta si appresta ad aprire ufficialmente. Anzi, nelle intenzioni del segretario, proprio il congresso sarà uno strumento dell’opposizione. «Faremo fino in fondo il nostro lavoro di opposizione», ribadisce Letta. «Venerdì cominceremo il nostro congresso costituente, ma il nostro congresso costituente sarà parte dell’opposizione a voi».
Non solo: «Fra tre giorni, il 28 ottobre, sarà l’anniversario della marcia su Roma, noi avremo la nostra direzione. Noi andremo sul monumento che ricorda Giacomo Matteotti. Ma voglio ricordare quanto accadde nel luglio del 1921 a Sarzana, dove si cercò di fare una anticipazione della marcia su Roma. Il capitano dei carabinieri e un sindaco fecero il proprio dovere ed evitarono quella marcia. In loro memoria e seguendo il loro esempio fate il vostro dovere come governo e noi faremo il nostro come opposizione», è l’ultimo appello di Letta prima dell’ultimo `No´. Quello al governo Meloni.