Il governo Meloni continua la sua battaglia contro le ong e le persone salvate dal mare. Un braccio di ferro che dura da giorni e che sta mettendo in gravissima difficoltà le condizioni già precarie dei passeggeri. Ne ha parlato Vladimiro Zagrebelsky, magistrato, giurista ed ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, su La Stampa.«Sul piano del diritto, nonostante il diffuso argomentare esposto a sostegno del decreto, sono ben chiare le ragioni della sua contrarietà al diritto internazionale ed europeo, che disciplina la materia».
«Non si tratta tanto della selezione che viene effettuata tra i migranti sulla nave, ammettendone a terra alcuni e non altri. In effetti la legge prevede il divieto di respingimento e di espulsione per coloro che ricadono nella elencazione di una nutrita serie di persone vulnerabili, prevalentemente per ragioni debolezza fisica. Si tratta però di un elenco più ampio di quello che si legge nel decreto del ministeriale – prosegue -. Si può immaginare che il soccorso che tali persone ricevono a terra consenta loro anche di presentare domanda di asilo o delle altre forme di protezione internazionale umanitaria previste dalla legge. Ma è proprio questa possibilità che viene invece negata ai migranti che rimangono sulla nave».
Inoltre secondo il giurista l’intimazione fatta dal governo ai Paesi di bandiera delle navi di occuparsi della sicurezza e dell’avvenire dei migranti «e la ricerca, che il governo dichiara, di un coordinamento europeo, con la ricollocazione dei migranti in altri Paesi membri dell’Unione prima ancora che essi sbarchino sulla terraferma italiana, non ha fondamento giuridico nelle convenzioni internazionali e assume un tratto autoritario che è l’esatto contrario dell’atmosfera dialogante che potrebbe dar frutto».
«Non si prova quindi soltanto sconcerto perché in uno Stato di diritto il governo dovrebbe piegarsi alle leggi, siano esse nazionali o internazionali – conclude – . Si prova anche vergogna, senza che conti il fatto che, in materia, l’Italia non sia sola a mostrare insofferenza per le leggi e per le esigenze umanitarie».
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