Che Pd vuole Bonaccini? Bisognerebbe capirlo nelle cose concrete, «Sono sicuro che tante persone si aspettino un’opposizione seria e credibile in campo e un’alternativa a questa destra. Non sarà né facile né breve, ma adesso è il momento di rimboccarsi le maniche e cominciare».
Lo ha detto Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Partito democratico. «La discussione su organismi e fasi congressuali non mi appassiona», ha spiegato Bonaccini. «Non sono mai stato iscritto a nessuna corrente e ribadisco che non chiederò e non accetterò il sostegno di nessuna corrente. Credo che molti dei problemi del nostro partito derivino anche dal correntismo esasperato, che adesso dobbiamo archiviare: ci ha allontanato dagli elettori e ha finito spesso per premiare la fedeltà anziché il merito. Serve un partito plurale, non di correnti. E poi finiamola di chiamarci col cognome degli altri. Ho sostenuto Bersani nel 2012, poi Renzi l’anno successivo, ma ho sempre chiesto di essere giudicato per ciò che faccio io».
«Sono un uomo di sinistra che crede nel Pd e vuole farne un grande partito progressista e riformista. Ci confronteremo con Terzo Polo e 5 Stelle, ma certo non lasceremo loro la rappresentanza esclusiva di moderati e sinistra», ha detto ancora il candidato alla segreteria Pd, che ha poi ribadito: «Io credo nelle alleanze e le ho sempre praticate, ma senza il Pd non è possibile alcuna alleanza di centrosinistra credibile e la destra resterebbe al governo per i prossimi vent’anni».
«Il mio primo obiettivo – ha poi sottolineato – è che il Pd torni ad essere e a fare il Pd. Il primo banco di prova della nuova segreteria saranno le europee e le amministrative del 2024, quando voteranno metà dei comuni italiani e alcune regioni: per quella data dobbiamo tornare ad essere il primo partito in Italia e competitivi per vincere nelle grandi e piccole città chiamando a raccolta tutte le energie del centrosinistra e del civismo. Le alleanze per le politiche verranno dopo, adesso tocca alla destra governare e a noi fare opposizione. E farla bene, non sguaiata». E sulla possibilità di rimanere alla direzione della Regione, come già fatto da Zingaretti, il presidente dell’Emilia Romagna ha risposto: «Non mi pare che Zingaretti si sia dimesso per il troppo lavoro, ma per le troppe correnti».