La tragedia di Ischia ha portato a galla, per l’ennesima volta, la demagogia sulle mancate prevenzioni, sulla fragilità del territorio e lo stucchevole scarico delle responsabilità. Di questo ha parlato il governatore della regione Campania Vincenzo De Luca.
«In Italia abbiamo questo singolare privilegio, che le disgrazie diventano sempre doppie. Prima c’è la disgrazia delle valanghe di fango e di acqua, poi c’è la disgrazia della valanga di chiacchiere e di polemiche inutili che non servono a cambiare di una virgola la situazione. Chiacchiere al vento in un Paese che non ha né la forza politica, né il coraggio per fare le scelte che sarebbero necessarie. È tempo perso».
«Siamo ancora in una fase di piena emergenza, si sta cercando innanzitutto, è questa la priorità, di recuperare i corpi di altri nostri concittadini che sono morti. Poi c’è l’altra emergenza che riguarda 230 famiglie che dobbiamo accogliere e ospitare. Il governo ha stanziato 2 milioni di euro, la Regione Campania 4 milioni di euro per la prima emergenza. Poi andrà affrontato il problema di fondo dell’assetto idrogeologico e dell’abusivismo».
L’assetto idrogeologico «presuppone un impegno straordinario del governo nazionale io sono tra quelli che non sopportano più questa litania sul Paese fragile. Se sappiamo che il Paese è fragile, occorre una politica di lungo periodo, un investimento di dieci anni per mettere in sicurezza il territorio. E occorrono tante altre cose che mancano. Istituzioni pubbliche che funzionano, Comuni non svuotati di personale anche negli uffici tecnici, Province distrutte, comunità montane inesistenti, luoghi istituzionali dedicati alle progettazioni. Abbiamo distrutto tutti gli apparati pubblici in Italia, poi parliamo di manutenzione del territorio. Ma chi la deve fare questa manutenzione? Demagogia a ruota libera».
Quanto all’abusivismo, poi, «la demagogia si spreca. Abbiamo proposto qualche anno fa di prendere, dopo il 2017 dopo il terremoto di Ischia, qualche misura semplice, non solo di separare le varie forme di abusivismo. Avrete visto la foto di una villa che è lì appesa su un burrone. Mi verrebbe da domandare, per la verità anche a quel padre di famiglia, con quale coraggio porta la sua famiglia a vivere in quelle condizioni. Cominciamo a parlare anche di irresponsabilità personali per chi realizza o vive in immobili in quelle condizioni».
«Sarebbe bastato cancellare dall’albo delle imprese le imprese che realizzano opere abusive, cancellare dagli albi professionali i tecnici che fanno questi lavori per frenare immediatamente l’abusivismo – aggiunge – non si è avuto il coraggio di farlo. Abbiamo proposto, sempre qualche anno fa, di rendere chiare le situazioni di abusivismo non sanabili e cioè realizzazioni fatte sui greti dei fiumi, in aree idrogeologicamente pericolose, nelle aree demaniali, nelle aree di vincolo assoluto e immobili abusivi realizzati dalla camorra o da chi aveva già un appartamento di proprietà. Questo avrebbe consentito la possibilità di demolire. Un conto è dire bonifichiamo una piccola palude e questo lo puoi fare; un altro conto è dire prosciughiamo l’oceano Pacifico. In Italia abbiamo trecentomila alloggi abusivi, quindi contamineremo ancora per decenni a sentire questa litania dopo ogni disastro, il Paese è fragile e poi nessuno farà niente».