A Piazza del Popolo è andato in scena un pirotecnico “Matteo Piantedosi show”. Il ministro “complottista”. Una performance politico-mediatica a tutto campo, quella che ha avuto come protagonista assoluto il titolare del Viminale. Allude, adombra, anticipa, avverte, minaccia. E rilancia la guerra alle Ong.
Il ministro complottista
Se da un lato Piantedosi annuncia per le prossime settimane, da parte del governo Meloni, “nuovi provvedimenti di carattere amministrativo nei confronti di imbarcazioni private”, ovvero delle Ong che operano nel Mediterraneo; dall’altra, dal palco della festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia in corso a Roma, allude, pone dubbi e lancia accuse.
Che ha detto? “Per avvalorare che ci siano servizi segreti stranieri che fossero già attivi” per influenzare non solo la politica italiana, magari indirizzando delle ondate migratorie in particolare verso l’Italia “ancora non abbiamo evidenze”, afferma il ministro dell’interno rispondendo ad una domanda di Maurizio Belpietro. Che poi prosegue: “Io non vorrei sembrare ossessionato da questo tema, ma il concetto di Organizzazione non governativa è nato nello sviluppo di politiche di contrapposizione a governi non democratici”, ma in presenza di governi democraticamente eletti, osserva Piantedosi, ad attività come “il salvataggio delle persone in mare, la gestione dei processi migratori deve provvederci lo Stato”.
“Non c’è bisogno che ci siano organizzazioni che poi molto spesso, e di questo abbiamo qualche evidenza, – sottolinea – conformano la loro azione per fini che hanno una deviazione rispetto a quelle che sono gli obiettivi dichiarati, come quelli umanitari o della salvezza della vita persone in mare”. “Noi di questo ne abbiamo avuto evidenza”, ribadisce. L’accusa resta vaga. “C’è il sospetto, e di questo mi assumo la responsabilità di dirlo, che talune formazioni che partecipano a questo mondo siano inspirate, io non so ancora se per l’effetto di qualche intervento di qualche servizio segreto, o anche solo per l’ambizione di condizionare le politiche pubbliche di Paesi come l’Italia, in qualche modo a creare meccanismi di condizionamento, non lo dice il modestissimo ministro dell’Interno del momento, ma lo dicono studi di qualche anno fa che hanno addirittura definito questi fenomeni come ‘armi di migrazione di massa’, quindi dobbiamo stare attenti”.
Piantedosi quindi continua: “Noi, al di là delle notizie che arrivano e sulle quali non mi sono state ancora trasferite delle evidenze siamo molto attenti, perché non mi stupirebbe se il protagonismo anche politico che alcune organizzazioni hanno manifestato nel voler condizionare le politiche migratorie nel nostro Paese, fosse un anello di una catena più grande gestita da qualcuno che possa avere un interesse ad utilizzare la migrazione incontrollata come un elemento di destabilizzazione del quadro politico, sociale ed economico del nostro Paese”.
Per Piantedosi “un governo che si rispetti deve avere il governo di questi fenomeni”. Ma come? “L’Italia ha delle debolezze strutturali, perché ha un confine marittimo molto esteso, illuderemmo le persone se dicessimo che siamo in grado di tirare su dei muri”.
Il ministro dell’Interno ripercorre anche la recente vicenda della nave Ocean Viking. “Io sono rimasto persino un po’ stupito. Noi non abbiamo fatto nulla che volesse segnare una rottura con la Francia. La vera cosa inquietante di quanto accaduto, sottaciuta dall’opinione pubblica francese e nazionale, è che avendo quella nave fatto quello che ha voluto, nel momento in cui avrebbe potuto forzare la mano, decise di andare in Francia. Chiudo con una domanda: non è che l’obiettivo di quella nave era di creare un attrito, una destabilizzazione politica con la Francia?”.
Applausi convinti dalla platea. Lo show è finito. Il ministro soddisfatto. E pure Belpietro.
Ma la nave va
Una notizia che non farà piacere al ministro-prefetto. La declina così Lifegate: “C’è una nuova speranza nel mar Mediterraneo in questi giorni: si chiama Life supported è la nuova nave di Emergency, salpata il 13 dicembre dal porto di Genova e diretta nel Mediterraneo Centrale per una operazione di search and rescue, il pattugliamento delle acque per fornire eventuale supporto a migranti in difficoltà sui barconi partiti dalla Libia o dalla Tunisia. Con Life support, alla sua prima missione, Emergency rinnova il proprio impegno verso chi non vede riconosciuti né tutelati i propri diritti, primo tra tutti il diritto alla vita: secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) infatti dal 2014 ad oggi sono oltre 20mila le persone morte o scomparse nella rotta del Mediterraneo centrale, ovvero una media di sei persone al giorno.
Pronti ad accogliere fino a 175 naufraghi
Per anni lo staff di Emergency ha prestato servizio sulle navi umanitarie di altre ong, contribuendo a salvare migliaia di esseri umani. “Oggi, dopo mesi di lavoro, andiamo in mare con una nostra nave per ribadire il nostro impegno per il diritto alla vita per tutti. Che una persona perda la vita sotto le bombe in Ucraina, nelle strade di Kabul o tra le onde del Mediterraneo, per noi non fa differenza: è sempre una persona che muore ingiustamente”, spiega Rossella Miccio, presidente di Emergency. “La Life support interviene in un luogo considerato come la frontiera più pericolosa per i migranti, sia per numero di morti sia di persone disperse – afferma Pietro Parrino, direttore del Field operations department di Emergency –. È il nostro modo di continuare a fare la nostra parte, ricordando che il soccorso in mare è un obbligo previsto dal diritto del mare ma anche un obbligo morale”.
La nave, lunga 51,3 metri e larga 12, può arrivare ad accogliere fino a 175 naufraghi, oltre al personale di bordo. Il team della Life support è composto da un totale di 28 persone, di cui 9 marittimi e 19 dello staff di Emergency: tra loro due infermieri, un medico e due mediatori culturali, con esperienza nei progetti di Emergency in Italia, Libia, Yemen, Afghanistan. Una volta soccorsi, i superstiti verranno sottoposti a un triage sanitario durante il quale riceveranno un codice a seconda del quale verranno accompagnati in ambulatorio, sul main deck, in osservazione, sulle panche limitrofe o nella zona di accoglienza all’aperto. Ma a supportare il nuovo progetto della Ong fondata da Gino Strada ci sono anche due grandi artisti. Il primo è Tvboy, noto street artist, che ha realizzato sulla tuga della nave, la parte rialzata rispetto al piano di coperta, un murales di 3×2 metri che rappresenta due braccia che si afferrano tra le onde. L’altro è Daniele Silvestri, che ha girato il videoclip del nuovo brano Le Navi insieme al fagottista Marco Santoro proprio a bordo della Life Support. La canzone parla proprio della disperazione dei migranti che rischiano la propria vita per arrivare in Europa ed esprime la speranza che “navi come questa possano intercettare le storie dei migranti prima che scompaiono sotto queste onde. E questa speranza è forse la più giusta, ed è un dovere”. Sulle murate della nave è scritta la frase di Gino Strada: “I diritti sono di tutti, altrimenti chiamateli privilegi”, che riassume la filosofia di Emergency.
Secondo il rapporto Diritto di Asilo, pubblicato dalla Fondazione Migrantes, per il 2022 la stima minima dei rifugiati e migranti morti e dispersi nel Mediterraneo è poco inferiore alle 1.800 unità. Ancora una volta a pagare il tributo più pesante sono coloro che tentano la traversata del Mediterraneo centrale, sulla rotta che porta verso l’Italia e Malta, dove si sono contati 1.295 morti e dispersi, contro i 172 del settore occidentale e i 295 di quello orientale. In quest’ultimo alcuni gravi incidenti negli ultimi mesi hanno già portato il valore provvisorio del 2022 quasi al triplo di quello totale del 2021 (111 fra morti e dispersi). Il 2021, invece, aveva visto crescere le vittime rispetto all’anno precedente in tutti e tre i settori con un tragico +57 per cento nel Mediterraneo centrale”.
Una intervista illuminante
E’ quella fatta da Alessandra Ziniti di Repubblica ad Antonio Vittorino, direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. “La migrazione va gestita non chiudendo le frontiere ma aprendo canali regolari – afferma Vittorino – La mancanza di questi canali è alla base dell’aumento dei flussi irregolari. Il sistema socioenomico europeo ha e avrà sempre più bisogno di migranti regolari. Occorrono quindi politiche lungimiranti e di lungo periodo in grado di trasformare la migrazione in una risorsa, cercando di evitare quella narrazione tossica che finora ha causato solo danni”.
L’Italia grida all’emergenza davanti a questa pressione migratoria. Lei come la vede? (chiede Ziniti).
La risposta del direttore generale dell’Oim è netta, chiara, inequivocabile: “I 100.000 arrivi sulla rotta del Mediterraneo centrale non costituiscono un’emergenza numerica. La vera emergenza è quella umanitaria: quasi 2.000 persone sono morte quest’anno, oltre 25.000 dal 2014. Ma non dobbiamo limitarci a guardare i numeri, occorre capire le ragioni che spingono le persone a partire, che sono politiche ed economiche, risultato di un periodo di grave difficoltà che stiamo vivendo tutti a livello globale e che ha gravi ripercussioni nei Paesi con minori risorse. Tuttavia, i numeri restano limitati: nel 2015 sono arrivate in Grecia più di 800.000 persone e tra il 2014 e il 2017 l’Italia ha accolto tra i 120 e i 180.000 migranti all’anno. È necessario iniziare a valutare queste dinamiche da un’ottica meno eurocentrica: in realtà, oltre l’80% dei flussi migratori africani rimane in Africa[…] Purtroppo, molti dei migranti intercettati in mare e riportati in Libia rischiano di diventare vittime di abusi e detenzioni arbitrarie. Vengono inviati in centri dove le organizzazioni umanitarie non hanno accesso e molti scompaiono. Chi parte dalla Libia dovrebbe essere portato in un porto sicuro..[…].La priorità deve essere quella di salvare vite in mare. Tutte le imbarcazioni di migranti sono da considerare strutturalmente non adatte alla navigazione, quindi devono sempre essere soccorse. Ribadiamo la necessità che gli Stati facciano di più per salvare vite in mare e sviluppare un meccanismo prevedibile di sbarco”.
Si spera che il ministro Piantedosi abbia letto l’intervista. Se lo ha fatto, non l’ha capita.
Il messaggio di Guterres
Così il segretario generale delle Nazioni Unite in occasione della Giornata internazionale dei Migranti, il 18 dicembre. “In questa Giornata Internazionale dei Migranti, riflettiamo sulla vita delle oltre 280 milioni di persone che hanno lasciato il proprio Paese alla ricerca di opportunità, dignità, libertà e vita migliore.
Oggi, oltre l’80% dei migranti del mondo attraversa le frontiere in modo sicuro e ordinato. Questa migrazione è un potente motore di crescita economica, dinamicità e comprensione.
Ma la migrazione irregolare lungo rotte sempre più pericolose, spesso regno crudele dei trafficanti, continua ad avere un prezzo terribile.
Negli ultimi otto anni, almeno 51.000 migranti sono morti e altri migliaia sono scomparsi. Dietro ad ogni numero c’è un essere umano: una sorella, un fratello, una figlia, un figlio, una madre o un padre.
I diritti dei migranti sono diritti umani. Tali diritti devono essere rispettati senza discriminazioni e indipendentemente dal fatto che il loro migrare sia forzato, volontario o formalmente autorizzato.
Doppiamo fare tutto il possibile per prevenite la perdita di vite umane, come imperativo umanitario e obbligo morale e legale.
Dobbiamo provvedere agli sforzi di ricerca, di salvataggio e all’assistenza medica.
Dobbiamo ampliare e diversificare i percorsi di migrazione basati sui diritti, per far avanzare agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e affrontare le carenze del mercato del lavoro.
Inoltre, abbiamo bisogno di un maggiore sostegno internazionale per gli investimenti nei Paesi d’origine, per far sì che la migrazione sia una scelta e non una necessità.
Non c’è una crisi migratoria, ma una crisi di solidarietà.
Oggi e sempre, salvaguardiamo la nostra comune umanità e garantiamo i diritti e la dignità di tutti”.
Capito, signor Ministro dell’Interno?