Pd, pressing per anticipare le primarie: ma la sinistra pensa che sia una manovra anti-Schlein

Cresce di ora in ora il pressing interno al Partito Democratico per anticipare le primarie a gennaio, un mese prima rispetto al termine fissato del 19 febbraio per l'emorragia di consensi. Ma c'è chi è contrario

Pd, pressing per anticipare le primarie: ma la sinistra pensa che sia una manovra anti-Schlein
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21 Dicembre 2022 - 15.27


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Anticipare il Congresso vista l’emorragia di voti? C’è chi dice sì. Ma chi è perplesso e vede in questa mossa un tentativo di arginare Elly Schlein che a differenza di Bonaccini parte da zero o quasi (non era iscritta al Pd) e ha bisogno di più tempo per carburare.

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 Cresce di ora in ora il pressing interno al Partito Democratico per anticipare le primarie a gennaio, un mese prima rispetto al termine fissato del 19 febbraio. Una richiesta che arriva da più parti per cercare di fermare l’emorragia di consensi che sarebbe in corso, stando ai sondaggi. 

Oggi, a chiedere di accelerare è il sindaco di Pesaro e portavoce dei primi cittadini dem, Matteo Ricci che, in una lettera, spiega: «Non c’è tempo. Lo dicono i sondaggi e lo sentiamo ogni giorno nel rapporto con le persone. Convochiamo urgentemente la direzione del partito. Anticipiamo le primarie al 22 gennaio, scegliamo rapidamente il nuovo segretario. Poi tutti sulle regionali di Lazio e Lombardia e dopo apriamo una vera fase costituente su identità, progetto e organizzazione per tutto il 2023. Abbiamo bisogno di ripartire subito per fermare la discesa. Sono settimane che lo diciamo. Adesso basta, usiamo la testa per favore».

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La difficoltà di anticipare i tempi, tuttavia, non risiede solo nella compresenza della fase costituente e di quella puramente congressuale. È anche lo statuto, modificato nel 2020, a prevedere un sistema che tra la presentazione delle firme, il voto degli iscritti e quello dei simpatizzanti, impegna i dem per un arco di tempo non più breve di un mese. 

Per questa ragione la deputata e candidata alla segreteria, Paola De Micheli, suggerisce di intervenire sulle regole: «Comprendo e condivido l’esigenza di dare un’accelerazione al percorso congressuale del Partito Democratico, nonostante sussista un’incompatibilità con le attuali regole. Se davvero emergesse la volontà di ridurre i tempi, la mia proposta è di sottoporre all’assemblea nazionale una modifica statutaria per andare ad un congresso urgente, direttamente con le primarie aperte e voto ponderato che vale due per gli iscritti e uno per gli elettori. Con questa modifica si potrebbero celebrare le primarie alla fine di gennaio o al massimo all’inizio di febbraio». 

Gli altri candidati alla segreteria, al momento, non sembrano interessati al tem. Ricci, è vero, è tra i grandi `sponsor´ di Bonaccini, ma il presidente dell’Emilia Romagna ha spiegato nelle scorse ore che «lo statuto non consente di accorciare ulteriormente i tempi». 

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Questo, tuttavia, prima dei nuovi dati sul consenso dem. A sinistra questo rinnovato pressing vene letto come il tentativo di frenare Elly Schlein, nel momento in cui «l’onda» di consenso di cui la deputata dem ha parlato al momento della sua candidatura sta crescendo: «Elly sta cominciando a percorrere in lungo e largo il Paese ricevendo un consenso largo e convinto e questo, evidentemente, sta infastidendo chi, fino a ieri, era in campo e ha deciso all’ultimo momento di sostenere Bonaccini», riflette una fonte parlamentare della sinistra dem: «Un comportamento irritante». 

Ci sono, poi, le ragioni di chi vede il congresso del Pd «già fortemente compromesso nella sua possibilità di tenere un confronto vero sui contenuti». Il tutto, nel momento in cui si accentua lo scontro sulla carta dei valori che porta con sé anche il rischio di nuove scissioni. Il seminario alla fondazione Don Sturzo, con i popolari che si sono detti pronti a «trarre le conseguenze» da un eventuale snaturamento dell’eredità ulivista e di centrosinistra del partito, seguono le voci di chi spinge per un partito dall’identità più liberal e chi si richiama direttamente al socialismo europeo. 

«Non c’è più una sinistra», dice ad esempio Goffredo Bettini: «Oggi la sinistra è dispersa e va riunificata. Questo è il messaggio che deve arrivare dal Pd. Non si può fare congresso unanimista, o di qua o di là, altrimenti non si capisce nulla. Sul fisco, in una società in cui ci sono ricchi sempre più ricchi, abolire il reddito di cittadinanza è una vergogna». 

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Un tema che è strettamente connesso con quello delle alleanze. Se Francesco Boccia, neo coordinatore della mozione di Schlein, dice che «ricucendo con il M5s si riuscirà a battere le destre», Stefano Bonaccini si dice convinto che «non si può fare la fotocopia del M5s», spingendo per «un Pd laburista e non socialista». 

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