Piantedosi e l'ossessione delle Ong 'pull factor': smentito pure dal 'suo' Viminale

. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi torna a ribadire la linea del governo sulle politiche legate ad uno dei temi al centro dell’agenda italiana ed europea. E dice cose non vere.

Piantedosi e l'ossessione delle Ong 'pull factor': smentito pure dal 'suo' Viminale
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

11 Gennaio 2023 - 16.35


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A Roma si direbbe: “Certo che sei de coccio, eh!” Il riferimento è al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Incurante dei dati forniti dal ministero che lui guida, l’ineffabile titolare del Viminale insiste con l’asserzione apodittica secondo cui le navi Ong spingono le partenze dei migranti verso l’Italia. Rappresentano un “pull factor legato al fenomeno migratorio. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi torna a ribadire la linea del governo sulle politiche legate ad uno dei temi al centro dell’agenda italiana ed europea.

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“Abbiamo l’ambizione  – spiega il titolare del Viminale, ospite de “L’aria che tira” su La 7  – di gestire noi il fenomeno e non possiamo consentire a navi private che battono bandiere di Stati esteri di sostituirsi al Governo italiano e poi c’è anche il ‘pull factor’. Ad Agrigento è stato registrato un abbassamento della qualità della produzione delle barche usate dai migranti e questo favorisce in alcuni casi quelle tragedie con il ribaltamento delle navi”.

“È incredibile che il ministro Piantedosi rilanci la vecchia fake news delle Ong come pull factor. Le più autorevoli ricerche hanno smentito categoricamente qualsiasi correlazione tra il numero di partenze dalle coste nordafricane e l’attività di salvataggio in mare compiuta dalle Ong che, come noto, salvano un numero esiguo di persone rispetto agli arrivi nel nostro Paese. Così come è stata smentita ogni relazione tra la presenza delle Ong e la tipologia di imbarcazioni utilizzate. Anziché occuparsi di dare al nostro Paese una normativa più rigorosa e efficiente in materia di ingressi regolari , il ministro dell’Interno fa propaganda”, commenta il deputato e presidente di Più Europa, Riccardo Magi.

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La denuncia di Terre des hommes

“Esprimiamo forte preoccupazione per l’impatto che il recente Decreto 2/1/2023 n.1 recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori sta già avendo sulle operazioni di salvataggio, con particolare riferimento alla condizione dei minori non accompagnati e, più in generale di persone che presentano una condizione fisica o psichica di estrema fragilità”: lo dichiara  oggi Federica Giannotta, responsabile Advocacy e programmi Italia di Terre des hommes. L’Ong è presente dal 2011 nei luoghi di sbarco con il progetto Faro, per garantire assistenza, protezione e supporto psicosociale ai minori migranti e alle loro famiglie. “La disposizione secondo cui la nave è tenuta a raggiungere ‘senza ritardo’ il porto sicuro assegnato, con divieto di potersi dedicare a ulteriori salvataggi di persone in condizioni di bisogno di cui è a conoscenza, è un primo punto che fa riflettere – osserva Terre des hommes -. A ciò si aggiunge il tema dell’assegnazione del porto sicuro, prontamente comunicato alla nave di salvataggio in città lontane che implicano anche giorni di navigazione per poter essere raggiunte”. Al momento sono quattro i giorni di mare che separano le due navi Geo Barents di Msf (con 73 migranti a bordo di cui 16 minori) e Ocean Viking di Sos Mediterranée (con 37 migranti a bordo), dal porto sicuro di Ancona, città indicata per l’approdo della nave.  “Il nuovo quadro regolamentare che disciplina l’attività di search and rescue non sembra volere tenere in conto della fragilità e dei bisogni umani delle persone salvate – denuncia l’Ong -, costrette ad affrontare interminabili ore in condizioni di vulnerabilità non solo fisica ma anche giuridica, dal momento che le neo-procedure costringono a rimandare di giorni l’assegnazione di un tutore per i minori e l’accesso alle opportune cure ed assistenza per chi è più fragile”.  “Siamo solidali con i colleghi che ogni giorno si dedicano al salvataggio di vite umane nel Mediterraneo – afferma Alessandra Ballerini, avvocata, consulente legale di Terre des hommes – e riteniamo che l’impegno comune dovrebbe essere indirizzato a garantire ai più fragili e alle persone in difficoltà un accesso a cure, protezione ed assistenza, tempestivo ed efficace, soprattutto quando si tratta di minori”.

Sconfessato dai dati. 

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Ne scrive, in un report ben documentato, Riccardo Annibali su IlRiformista.it: “Sfortunato, c’è da dire, questo esecutivo. dopo le promesse di blocchi navali, disbarchi selettivi, di porti chiusi velocemente diventati porti aperti dopo la figuraccia con la Francia, di nuovi accordi con i paesi di origine e transito che rimangono ancora appesi e di solidarietà dell’Europa rimasta come al solito solo a parole ci si è messo anche il meteo favorevole. così la dichiarazione esultante del ministro dell’interno: “i primi due mesi di azione di questo governo hanno fatto segnare una flessione della curva di crescita degli sbarchi rispetto all’anno precedente” è stata già smentita dai dati del ‘suo’ Viminale.

I numeri che sconfessano Piantedosi sul calo della curva degli arrivi parlano chiaro. dal 22 ottobre, genetliaco dell’esecutivo meloni, ad oggi sono arrivati 31.454 migranti, mentre nello stesso periodo dell’anno precedente, durante il governo draghi, erano stati 19.008. tra il 22 ottobre e il 22 dicembre 2022 sono sbarcati in italia quasi 23.400 migranti, a sua volta in numero maggiore rispetto all’anno precedente: l’85,7 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021. simile l’incremento tra l’altro, tra il 22 ottobre e il 22 dicembre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. sempre circa l’80 per cento.

da quando si è insediato il governo meloni al 10 gennaio 2023, gli sbarchi sono stati quasi 31.200: un numero di fatto doppio rispetto allo stesso periodo a cavallo tra 2021 e 2022. il 10 gennaio, ospite a L’aria che tira su La7, Matteo Piantedosi ha difeso l’operato del suo governo nella gestione dell’immigrazione. secondo il ministro dell’interno, infatti, nei primi due mesi di azione del governo Meloni è stata registrata una “flessione della curva di crescita” degli sbarchi dei migranti in Italia “rispetto all’anno precedente”.

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Secondo i dati del ministero dell’Interno, nei due mesi successivi all’insediamento del governo, ossia fino al 22 dicembre 2022, sono sbarcati sulle coste italiane quasi 23.400 migranti. nello stesso periodo del 2021, durante il governo draghi, gli sbarchi erano stati oltre 12.600. nell’intervallo di tempo indicato da Piantedosi c’è stato dunque un aumento degli sbarchi dell’85,7 per cento.

Percentuali che aumentano vertiginosamente raggiungendo il 98,7 per cento se si fa riferimento al periodo tra il 22 ottobre 2022 e il 10 gennaio 2023, il giorno dell’intervista del ministro. in questi tre mesi scarsi gli sbarchi in Italia sono di fatto raddoppiati, oltrepassando quota 31mila dai circa 15mila dello stesso periodo a cavallo tra il 2021 e il 2022.

Nei primi giorni di quest’anno i migranti sbarcati sono stati 3.709: nello stesso periodo del 2022 erano stati 378 e nel 2021 ‘solo’ 287. i numeri dicono che gli sbarchi in Italia, nonostante l’entrata in carica del governo meloni, sono in aumento rispetto al passato. non è chiaro a che cosa ha fatto riferimento Piantedosi quando parla di una “flessione della curva di crescita rispetto all’anno precedente”.

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Se anche si voglia ipotizzare che il ministro abbia inteso che gli sbarchi siano sì in aumento, ma meno rispetto alla crescita avvenuta in passato, i numeri ci corrono in aiuto per spiegare, ancora una volta, l’errore: tra il 22 ottobre 2020 e il 22 dicembre 2020, durante il secondo governo conte, gli sbarchi erano stati poco più di 7 mila. nello stesso periodo del 2021 erano stati 12.600 facendo registrare un aumento dell’80 per cento, una percentuale di crescita comunque inferiore rispetto all’85,7 per cento registrato durante i primi due mesi del governo meloni che a fine dicembre ha approvato un decreto-legge che ha introdotto norme più stringenti per le navi Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo”.

In punta di diritto

Una lezione di diritto, quella impartita, in un articolo su Articolo21.org del 13 novembre 2022, da Antonio Esposito,ex giudice Corte Cassazione

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“Le iniziative del neo ministro degli interni Matteo Piantedosi relative agli sbarchi dei migranti hanno suscitato polemiche e contrasti anche a livello europeo.

Il ministro ha enunciato la teoria per la quale i migranti che si trovano sulle navi delle ONG nel Mediterraneo devono chiedere asilo a bordo di esse, vale a dire agli Stati di bandiera che se ne devono far carico essendo responsabili dei migranti soccorsi dalle navi; in mancanza di tale richiesta, alla nave è vietato l’attracco e lo sbarco in porto italiano. Tale principio è stato applicato, con appositi decreti interministeriali firmati da Piantedosi (interni), Crosetto (difesa) e Salvini (infrastrutture), nei confronti delle Ong “Humanity 1”(battente bandiera tedesca con 176 migranti) e “Geo Barents” di Msf (bandiera norvegese con 572 migranti) alle quali è stato, per oltre dieci giorni, vietato lo sbarco a Catania quale porto sicuro”, salvo poi autorizzare l’attracco solo per far sbarcare, per “emergenza umanitaria”, (c.d. “sbarco selettivo”) le persone fragili, donne e minori (circa 140 per “Humanity 1” e 357 per “Geo Barents”), con l’obbligo per le navi (con i restanti migranti) di uscire dalle acque territoriali, obbligo al quale, allo stato, non hanno ottemperato i comandanti delle navi i quali hanno comunicato che non andranno via finché non vengano fatti sbarcare tutti i migranti che ne hanno parimenti diritto in quanto fuggiti in condizioni disumane dalla Libia e soccorsi dalle navi in missioni di salvataggio.

I provvedimenti in questione hanno suscitato aspre critiche sia da parte della stessa Commissione europea la quale ha “sottolineato che sussiste un obbligo morale e legale degli Stati membri di salvare persone” sia da parte della Germania che della Norvegia; quest’ultima attraverso il suo ambasciatore a Roma, ha dichiarato che “la Norvegia non ha nessuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private o Ong battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo”.

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In proposito, si osserva, in primo luogo, che, perché un respingimento collettivo sia legittimo, occorre, in base a quanto affermato dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo (sent. “caso Hirsi” 2009) che i migranti siano soggetti alla potestà esclusiva del Paese che respinge e ciò non avviene nella ipotesi che essi si trovino a bordo di una nave che batte bandiera straniera.

In secondo luogo, il Trattato dii Dublino – impropriamente invocato dal governo italiano – stabilisce il principio di responsabilità permanente del Paese di primo approdo dei migranti.

Peraltro, che si tratti di provvedimenti illegittimi, basta ricordare che – all’epoca dei “decreti Salvini” (del quale Piantedosi era capo-gabinetto) cui pericolosamente somigliano le attuali disposizioni – l’Alto Commissario Onu per i diritti umani censurò duramente i decreti suddetti in quanto violavano i diritti fondamentali – in particolare “il principio di non respingimento” – previsti dalle convenzioni internazionali tra le quali quella Onu sui “diritti del mare” (del 1982) e la convenzione di Amburgo sulla “ricerca e il soccorso in mare” (del 1970 emendata nel 2004) che impongono un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare e il dovere di sbarcare i naufraghi in un “porto sicuro” (place of safety).

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In sostanza, la sovranità degli Stati incontra un limite nel rispetto dei diritti dell’uomo ossia nell’obbligo gravante sulle autorità nazionali di proteggere e tutelare i diritti fondamentali delle persone soccorse in mare; detta tutela si fonda essenzialmente sul rispetto del “principio di non respingimento” previsto dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra, nonché dall’art. 19 della Carta di Nizza e dall’art. 3 del IV protocollo allegato alla CEDU in forza dei quali “le espulsioni collettive sono vietate” (compresi i respingimenti collettivi in acque internazionali, “caso Hirsi”).

Del resto, l’art. 10 della Carta, nel garantire il diritto di asilo nel territorio della Repubblica, stabilisce che “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”. 

Conclusivamente, è illegittimo far sbarcare esclusivamente alcuni dei naufraghi e di respingere indistintamente tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali, perché ciò si configura come una forma di respingimento collettivo.”

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La rivolta delle Ong

Globalist ne ha scritto in più articoli. Così Giansandro Merli, su Il Manifesto del 30 dicembre 2022.

“Questo decreto cadrà presto, è costruito sul nulla, soprattutto su un segnale di insicurezza che è fasullo”, dice l’arcivescovo Gian Carlo Perego, presidente di fondazione Migrantes e commissione Cei per la Migrazione. Per il governo è un attacco atteso, ma non indolore. Nell’intervista a Vatican News Perego ribalta radicalmente il piano narrativo delle destre, definendo le Ong uno strumento di sicurezza per almeno il 10% di chi sbarca in Italia e denunciando come a fronte di nuovi limiti ai soccorsi manchi completamente un impegno delle istituzioni.

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“Il provvedimento farà aumentare morti in mare e respingimenti in Libia”, accusa Emergency, da poco tornata nel Mediterraneo con la nave Life Support. Secondo l’Ong fondata da Gino Strada il governo limita drasticamente le attività di soccorso e moltiplica i costi delle missioni. Intanto Medici senza frontiere annuncia che tra oggi e Capodanno la sua nave ripartirà per la ventunesima missione. Le due organizzazioni vivono momenti difficili anche nell’Afghanistan dei talebani, nonostante non rientrino espressamente nella legge che vieta alle donne di lavorare per le Ong. Anche lì, comunque, hanno annunciato che non abbandoneranno il campo.

Durissime le considerazioni dei legali di Sea-Eye: “L’Italia interferisce pesantemente e senza alcun fondamento nel diritto internazionale con la libertà di navigazione della Germania”, afferma Valentin Schatz, giurista della Università di Lüneburg e membro del team giuridico di Sea-Eye. Secondo l’avvocato l’Italia può regolamentare i soccorsi solo nelle sue acque territoriali e non in alto mare su navi che non rientrano nella sua giurisdizione. L’Ong annuncia che non seguirà alcun codice di condotta o direttiva amministrativa contraria al diritto internazionale o alle leggi dello Stato di bandiera tedesco. E proprio alla Germania rivolge l’appello di tutelare le organizzazioni umanitarie.

“Il decreto segna la sconfitta di porti chiusi, blocco navale e sbarchi selettivi, cioè della peggior propaganda – sintetizza Luca Casarini di Mediterranea – Ma il governo invece di promuovere la cooperazione per salvare quante più vite possibile attacca il soccorso civile”. I senatori Pd Graziano Delrio e Antonio Nicita si dicono “sconcertati” da un provvedimento che viola i trattati internazionali, ostacola l’obbligo di salvare vite, criminalizza le Ong e viene approvato nonostante manchino completamente le ragioni per una decretazione d’urgenza. “Norme illegali da chi porta un carico residuale di odio e razzismo”, taglia corto Nicola Fratoianni (Verdi Sinistra). Per Riccardo Magi (+Europa) i decreti del governo su rave e Ong sono “da Stato di polizia”.

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Ma il ministro Piantedosi persevera. E sì, è proprio “de coccio”.

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