L’ennesima brutta figura del governo Meloni ha il volto e le parole di Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura che ha definito Dante come il padre della destra italiana. Dichiarazioni che hanno scatenato le reazioni stupite, divertite e indignate da parte della maggioranza dell’opinione pubblica. Come spesso accade, è arrivato il dietrofront. In un’intervento al Corriere della Sera, Sangiuliano ha detto che si trattava di una “provocazione”.
«Come ho premesso io stesso, affermare che `Dante è l’iniziatore del pensiero di destra´ è una chiara provocazione culturale ma ha un fondamento ben preciso che si rintraccia nel monumentale volume `Croce e Gentile´ edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana».
«Destra e sinistra non sono categorie dell’età di Dante. Sono apparse secoli dopo ma non di certo nel Novecento, come hanno affermato in queste ore alcuni esponenti della sinistra, ma si sono formate ben prima e attorno alla Rivoluzione francese. Per questo, forse, se lo si preferisce, si può definire Dante un `conservatore».
«Di certo, come hanno ricordato diversi osservatori in queste ore, non sono stato il primo a definire e a studiare `politicamente´ Alighieri. Chi intende difendere l’identità nazionale, il senso della storia e della tradizione, cioè i conservatori, non può non ritrovare in Dante Alighieri un antenato nobile. L’analisi di un pensiero così denso e profondo come quello del Sommo Poeta, a cui i dantisti hanno dedicato anni di studi, non può esaurirsi nello spazio di uno scritto e tantomeno di una battuta. E nessuno pensa, sottoscritto compreso, che la sua opera e le sue idee possano essere trasposte, sic et simpliciter, al mondo contemporaneo. Ma se la provocazione che ho fatto è servita a far riprendere a qualcuno in mano i libri di Dante Alighieri, posto che lo abbiano mai fatto, è già un buon risultato».
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