Gianfranco Fini, in un’intervista a Qn, ha parlato della legge che porta il suo nome, oltre quello di Umberto Bossi. Una legge sui migranti “clandestini”, che ormai da anni sarebbe dovuta finire nel dimenticatoio e invece continua a discriminare i soggetti interessati, oltre ad appesantire il già ampiamente provato sistema italiano.
«La legge che porta il mio nome è una legge datata ed è arrivato il momento di cambiarla. Siamo in presenza di un fenomeno emergenziale straordinario e lo scenario è radicalmente diverso rispetto all’anno in cui fu varata la legge. Il mondo è cambiato, un tempo il punto erano i cosiddetti migranti economici ed erano pochi quelli che chiedevano asilo».
«Oggi, e lo leggo dalla lettera della von der Leyen, la dimensione dell’immigrazione riguarda tutta l’Europa e quella parte del mondo che vive in condizioni economiche migliori rispetto a quell’altra grande parte, che vive in condizioni disastrose. Sono aumentati enormemente i casi in cui il diritto d’asilo è davvero motivato, ergo non c’è dubbio che non si possa più affrontare questo scenario con una legge datata».