Dove c’è la destra la sanità pubblica soffre mentre quella privata ride. «Ci sembra che i dati Istat parlino chiaro: con la destra al governo della Regione Marche, i cittadini che rinunciano a ricevere le prestazioni del servizio sanitario pubblico sono drammaticamente aumentati. Un dato incontrovertibile, sottolineato anche dal caos che sta travolgendo il Cup e che, al di là del ventaglio di scuse che abbiamo ascoltato dalla giunta Acquaroli in questa prima metà di mandato, suona come una sentenza definitiva sulla politica sanitaria del centrodestra: di fatto, nelle Marche, la salute non è più un diritto universale».
A dirlo sono il capogruppo regionale del Partito Democratico delle Marche, Maurizio Mangialardi e il consigliere regionale Romano Carancini. Ma la situazione, secondo i due esponenti dem, che sono anche componenti della IV commissione consiliare permanente Sanità e politiche sociali, è destinata ad aggravarsi. «Intanto, dopo due anni e mezzo, non c’è traccia del nuovo Piano socio sanitario che, a seguito della pandemia, avrebbe dovuto ridefinire la programmazione delle risorse e gli investimenti in base ai nuovi bisogni, puntando in particolare nel potenziamento della medicina del territorio. A oggi, invece, il centrodestra si avvale ancora della pianificazione precedente, la quale è stata oggettivamente superata dalla drammatica esperienza del Covid».
«Incomprensibilmente, la giunta regionale ha preferito lanciarsi in una riorganizzazione del sistema sanitario sbagliata nei tempi e negli obiettivi – entrano nel merito i dem marchigiani – che peraltro non riescono neppure a far entrare a regime, nonostante sia in vigore da ormai oltre tre mesi. Lo testimonia chiaramente la mancata nomina dei direttori delle cinque nuove Aziende sanitarie territoriali, la cui guida continua a essere affidata a commissari che non hanno alcun potere di programmazione e investimento. Senza contare poi che, in questo delicato momento, non solo Acquaroli e Saltamartini hanno permesso al dirigente del dipartimento Salute della Regione di Marche, Armando Gozzini, di lasciare il servizio per assumere un altro incarico all’ospedale di Torrette, ma non hanno neppure provveduto a una nuova nomina, abbandonando così a sé stesso uno dei settori più importanti dell’Ente».
«Dunque – ragionano ancora i dem – come ci si poteva aspettare un dato Istat diverso? Che le liste di attesa crescano esponenzialmente, così come la crisi dei pronto soccorso che operano in una situazione già collassata da tempo e la cronica carenza di personale, sono l’inevitabile conseguenza della totale mancanza di visione, e forse anche di conoscenza, di un centrodestra che per anni ha fatto solo demagogia. E che ora, dopo aver vinto le elezioni con promesse diventate subito carta straccia, alla prova del governo non sa da che parte cominciare per risolvere i problemi».