Elezioni amministrative, a destra si contano i voti per provare a riscrivere il peso dei vari partiti della coalizione. Che la Lega mal sopporti il dominio di Giorgia Meloni non è un mistero, una situazione che alla prima difficoltà seria del governo presenterà il proprio conto. Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, ha dato un antipasto sui rapporti interni alla destra.
A parità di città «che hanno già eletto il sindaco ora ne abbiamo una in più (Latina, oltre a Sondrio Treviso e Imperia). Il bilancio, al momento, è positivo», sostiene Molinari in un’intervista al Corriere della Sera. La Lega «consolida i risultati registrati alle Politiche del settembre scorso. In molte realtà c’è stato un riequilibrio con Fratelli d’Italia. Si è ridotto il divario».
A Brescia «abbiamo giocato tutte le nostre carte e messo in campo uno dei nostri uomini migliori, Fabio Rolfi. Ma sapevamo che Brescia era una roccaforte storica della Dc di sinistra e dei suoi eredi – aggiunge -. Sarebbe stata straordinaria la nostra vittoria. Abbiamo dato il massimo con un candidato vero». Ancona «è una città in mano alla sinistra da trent’anni… Comunque, andiamo al secondo turno in vantaggio. Si può essere fiduciosi». A Molinari non pare «di aver intravisto alcun effetto Schlein…». Comunque «non vedo un governo in crisi e tantomeno una sinistra rampante».
Rispetto alla possibilità di eliminare i ballottaggi, «c’è una nostra proposta di legge in Senato che prevede che se un candidato supera la soglia del 40 per cento non si va al ballottaggio – commenta -. Ma su questo non c’è accordo con il centrosinistra. Per noi il tema si lega al ripristino delle Province e alla elezione diretta dei presidenti».
Che al secondo turno «qualcuno vinca con meno voti rispetto a quelli presi da un altro al primo turno è un’oggettiva distorsione. E quindi, confermiamo la nostra volontà di rivedere la legge elettorale dei Comuni. Ma vorremmo trovare un’intesa più larga in Parlamento». Se «non ci riusciremo andremo avanti da soli». Per il governo «pur di fronte a risultati che non sono esaltanti, il clima rimane buono – osserva -. Mi paiono messi peggio altri: il Movimento 5 Stelle è sparito quasi ovunque».
Argomenti: governo meloni Elezioni