Mi viene in mente il contadino-cacciatore che spara le ultime cartucce, forse sapendo però che non sono tante. Riuscirà magari ad allontanare quei pericolosi bestioni ma si tratta si un risultato non duraturo perché non cesseranno comunque le incursioni notturne, le devastazioni degli orti , la distruzione dei vigneti e degli alberi da frutta.
Si è tentati di riassumere così queste ultime decisioni del governo, frutto di una tattica dell’ultima ora, quasi uno stendardo da poter sventolare con scarsa convinzione tra le stesse forze della maggioranza. Specie perché solo la chiusura a riccio e il voto di fiducia la mettono al sicuro da precarietà parlamentari.
Per non dire dell’incapacità di un confronto aperto e non di semplice contrapposizione, mentre scontentezza e sfiducia crescono nel paese.
Si tratta infatti di temi rilevanti per i cittadini, dal salario minimo alla riforma fiscale, affrontati dal governo con una logica di mera rivincita e di contrasto ,ignorando quindi il malessere reale che si manifesta nel paese con il malcontento di famiglie ed imprese di benzinai e automobilisti , di fronte a soluzioni, o meglio non soluzioni, prospettate come decisive.
Forse però l’angustia maggiore è collegata alla riforma del fisco, orientato verso la flat tax che ignora il criterio fondamentale che è contenuto nella costituzione, secondo il quale la tassazione dovrebbe operare con criteri di progressività. Che significano maggiore contributo al gettito pubblico per finanziare i bisogni della popolazione, tenuta a concorrervi con un contributo evidentemente minore.
È la carenza più grave e ingiusta specie tenendo conto dello stato del debito pubblico e delle finanze critiche dello stato che aggravano enormemente la capacità di far fronte ai bisogni maggiori a cominciare da sanità, scuola e mezzogiorno.
Purtroppo di una tale impostazione non si riesce a comprendere i gravi limiti e condizionamenti che ne derivano per tutto il paese e si procede con la falsa retorica della semplificazione dei tributi, della loro riduzione, della finalizzazione ad una maggiore riconoscibilità e consapevolezza delle tasse versate.
Purtroppo però prevale una logica di comando solitario e di delega ininterrotta al condottiero di turno. Può sembrare la strada più necessaria e utile, al contrario invece senza dialogo paziente e duraturo emergono solo risposte semplicistiche ed errate che non aiutano ad uscire dalla grave crisi in atto.
Argomenti: governo meloni