Giorgia Meloni si rifugia nel Cnel dopo la sceneggiata televisiva degli appunti

La Presidente non si smentisce con abile ricorso a un linguaggio fascinoso e di apparente comprensione per le opposizioni messe in qualche modo nella difficoltà di respingere da subito questa tattica del rinvio tirando in ballo il vetusto Cnel

Giorgia Meloni si rifugia nel Cnel dopo la sceneggiata televisiva degli appunti
Giorgia Meloni
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Nuccio Fava Modifica articolo

12 Agosto 2023 - 21.56


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La Presidente non si smentisce con abile ricorso a un linguaggio fascinoso e di apparente comprensione per le opposizioni messe in qualche modo nella difficoltà di respingere da subito questa tattica del rinvio tirando in ballo il vetusto CNEL.

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Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, previsto dalla Costituzione, quale organo di consulenza del governo, scarsamente utilizzato in tutti questi anni e sede purtroppo di sistemazione per politici o esperti ormai a fine carriera.

A tal punto che molti non ne ricordano più l’esistenza e l’utilità. Ma quello che maggiormente sorprende, ma non troppo, è che tutte le opposizioni si sono mostrate scontente dell’andamento dell’incontro a Palazzo Chigi senza potere ovviamente, sia pure con rammarico, dichiarare sino in fondo la loro scontentezza.

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In effetti, appare quanto meno singolare questa mossa qualche ora dopo della “sceneggiata televisiva” dal titolo “appunti dall’agenda della Presidente”, dove era stato giudicato negativamente dalla Meloni la richiesta delle opposizioni proprio riguardo al cosiddetto salario minimo.

Può piacere o non piacere la terminologia, ma la sostanza era e resta quella di un superamento per legge dei salari più bassi e cioè di un costo del lavoro retribuito addirittura con meno di 5 euro / ora, triste fenomeno che riguarda milioni di lavoratori e delle loro famiglie.

La Presidente del Lavoro che pure ha ricordato, non senza compiacimento, i progressi dell’Italia nella difficile guerra all’inflazione e nel contenimento del caro vita e dei prezzi, ha richiamato un principio basilare secondo cui il miglioramento delle retribuzioni può avvenire negli altri paesi europei perché cresce l’economia nel suo complesso e quindi la produttività del sistema che permette retribuzioni maggiori.

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Questa dovrebbe essere la strada principale da seguire e, secondo la Presidente, è su quel terreno che il Governo di centrodestra si è mosso in questi mesi e continuerà su questo terreno a concentrare il suo impegno.

Nobile proposito ovviamente, a cui non corrisponde la realtà come dimostrano anche le numerose manifestazioni di protesta sorte spontaneamente in varie regioni italiane e programmate già a cominciare da una raccolta di firme promossa da Cinque Stelle e PD per chiedere al governo l’approvazione della proposta di legge avanzata dalle opposizioni.

Certo resta la sorpresa per il tatticismo estremo a cui tenta di abituarci la Presidente con più parti in commedia preferendo il soliloquio a vere conferenze stampa, con un abile accattivante profilo di parole e di argomentazioni senza vero confronto, anticipandole talvolta con comunicati stampa anonimi ma di chiara attribuzione a Palazzo Chigi.

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Per non dire dell’assenza di prese di posizione non di poco conto, come sul tema del neofascismo che ritorna ancora una volta con le dichiarazioni del capo ufficio stampa della regione Lazio a proposito di esponenti dei NAR condannati per la strage alla stazione di Bologna, proprio nei giorni della grande manifestazione rispetto alla quale il Presidente della Repubblica ha parlato di radice neofascista, di responsabilità della P2 di Licio Gelli e di servitori infedeli della Repubblica.

Significativo che la Presidente abbia espresso solidarietà alle vittime della strage, senza fare alcun riferimento alla responsabilità ed al carattere eversivo dell’iniziativa di gruppi neofascisti ancora da compiutamente individuare e perseguire.

Del resto, su questa dimensione del doppio binario di partecipazione al dibattito pubblico e al diritto dei cittadini di essere seriamente informati, assistiamo a un’ambiguità o peggio, a un’omissione, riguardo ad esempio alla tragedia degli emigranti che, dopo Cutro, hanno trovato una tragica ripetizione a Lampedusa.

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Rimasti in più di quaranta su uno scoglio per un’intera notte con l’inevitabile morte. Con l’aggravante, se così possiamo dire, della loro provenienza da una spiaggia tunisina, paese alle prese con gravi turbolenze e difficoltà di ogni genere e che la nostra Presidente del Consiglio ci aveva, a ripetizione, presentato come la strada principale per avviare assoluzione agli sbarchi cosiddetti clandestini.

Restiamo così d’innanzi a un quadro non rassicurante, anche perché la legge di Bilancio dovrà tentare di approntare questioni decisive per il paese, con sempre più vicina la preoccupazione e la verifica di tutte le forze politiche con l’appuntamento delle elezioni europee sempre più prossime.

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