Migranti, dopo le Ong il governo Meloni-Piantedosi dichiara guerra ai sindaci

Dopo le Ong, il Governo dichiara guerra ai sindaci. Il tema dello scontro è quello dell’accoglienza e di un sistema che lo “sceriffo” del Viminale sta smantellando

Migranti, dopo le Ong il governo Meloni-Piantedosi dichiara guerra ai sindaci
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Agosto 2023 - 15.43


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Dopo le Ong, il Governo dichiara guerra ai sindaci. Il tema dello scontro è quello dell’accoglienza e di un sistema che lo “sceriffo” del Viminale sta smantellando

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I Comuni sono al collasso

A darne conto è Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente nazionale della Associazione nazionale comuni italiani-Anci, nel suo intervento a Rimini al Meeting 2023 di Cl: «I comuni italiani hanno lanciato l’allarme, sono al collasso, non ce la fanno più e chiedono un aiuto al governo. Continueremo a collaborare come abbiamo sempre fatto sul tema dell’accoglienza e dell’integrazione, ma ci sono dei temi che vanno risolti», avverte Decaro. 

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Annota Gabriella Debora Giorgione per Vita: “Uno dei primi “temi da risolvere” per i sindaci sono i numeri dei Minori stranieri non accompagnati-Msna, che stanno diventando esponenziali e ingestibili. Nei progetti del Sistema accoglienza e integrazione-Sai di Anci e Viminale, infatti, i posti disponibili sono terminati e, trattandosi di minori, tutto il peso economico ora ricade su bilanci dei Comuni che, soprattutto quando sono medio-piccoli, mandano in default il bilancio. Anche perché si tratta di spese che i Comuni non hanno, come ragionevolmente non potevano fare, messo nel previsionale.


Da qui, ma non solo da qui, il paventato collasso, che però non è solo economico. Per il presidente Decaro, dunque, «I sindaci si sentono in trincea, indipendentemente dal colore politico, perché abbiamo chiesto di ampliare i posti all’interno del sistema Sai che i sindaci gestiscono in prima persona nei propri comuni». Ma sembra che su questo ampliamento il Governo, che pure si trova in difficoltà nella gestione degli arrivi dei migranti sulle coste o sulle rotte, non ci voglia sentire.

A marzo 2023, il sistema Sai contava 934 progetti approvati, per un totale di 679 posti ordinari, 214 per Msna e 41 posti per persone con disagio mentale o disabilità. Già, perché in pochi ricordano che il Sai è innanzitutto uno strumento di welfare a disposizione dei sindaci italiani e delle loro comunità. Sempre secondo i dati della Rete Sai, a marzo 2023 gli Enti locali titolari di progetto sono complessivamente 793, di cui 699 sono Comuni, 16 le Province, 30 le Unioni di Comuni, comprese le Comunità montane. In totale, il sistema Sprar-Sai ha assorbito circa 43mila persone migranti e con disagio mentale o disabilità. Ma va ricordato che in Italia i Comuni sono circa 8mila, quindi c’è una potenzialità enorme di accoglienza Sai che non è stata messa a sistema.
«Serve tornare all’accoglienza diffusa – ha detto Decaro a “l’Aria che tira” su La7 – riprendendo quanto ci inventammo anni fa: il tre per mille, ossia tre migranti ogni mille abitanti. In questo modo si fornirebbe un’accoglienza giusta, con i giusti servizi, che nei Cas vengono tagliati. E con l’accoglienza diffusa si evitano concentrazioni, che fanno male tanto ai migranti quanto alle comunità che li accolgono».

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E allora? Qual è il problema? Se è vero che in Italia esiste un sistema pubblico di accoglienza così “perfetto”, finanziato con soldi pubblici e governato dai sindaci in co-progettazione con gli Enti del terzo settore, diffuso e con piccoli numeri per ogni comune, perché si è arrivati all’emergenza di questi giorni?

Innanzitutto perché le finestre per presentare le domande dei progetti Sai sono state chiuse, l’ultima risale a giugno 2022 perché ad agosto e settembre gli avvisi riguardavano solo l’accoglienza per l’emergenza Ucraina. Per Msna e disagio mentale o disabilità nulla negli ultimi due anni. 
Eppure esistono Comuni disponibili ad attivare progetti di accoglienza diffusa ma che in questo momento non possono farlo e sono costretti a gestire l’arrivo di persone migranti in un sistema “straordinario”, di emergenza, appunto.
«Noi abbiamo sempre ragionato nell’ottica di una distribuzione equilibrata nel territorio nazionale. Se chiediamo all’Europa di accogliere di distribuire i migranti su tutto il territorio europeo, cominciamo a farlo nel nostro paese», ha detto Decaro al Meeting, precisando che «Purtroppo le ultime regole scoraggiano la cosiddetta accoglienza diffusa: abbiamo dei Centri di accoglienza straordinaria-Cas che sono gestiti direttamente dalle Prefetture, che però sono dei centri molto grandi e che si stanno riempiendo sempre di più perché i gestori ragionano per economia di scala. Ci sono operatori che partecipano alle manifestazioni di interesse delle Prefetture togliendo anche alcuni servizi come la tutela legale, l’integrazione, la formazione, i corsi di lingua italiana (che invece nel sistema Sai sono obbligatori e richiesti dal Sistema centrale nella rendicontazione, ndr). Il terzo settore del nostro paese come la Caritas o come la comunità di Sant’Egidio non hanno interesse a partecipare alle manifestazioni di interesse delle Prefetture perché non si occupano solo di vitto e alloggio».

Al Governo italiano i sindaci italiani chiedono di «Ampliare i posti Saiper evitare che i costi dell’accoglienza dei minori ricadano direttamente sui bilanci comunali e chiediamo – ha proseguito Decaro – di modificare il sistema dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo, distribuendoli su tutto il territorio nazionale in modo che si possa parlare davvero di accoglienza ed integrazione. Abbiamo già vissuto questa situazione nel 2018», e ricorda infatti gli episodi di disordini avvenuti quando in comuni di circa 3mila abitanti venivano sistemate nelle caserme fino a 1.500 persone migranti senza percorsi di cura, accoglienza e integrazione.
L’ultimo incontro tra Anci e Governo risale al 4 agosto scorso. Nel frattempo, le Prefetture stanno “scaricando” nei Comuni migliaia di persone migranti e i sindaci sono in rivolta, in attesa di risposte politiche”.

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L’offensiva dell’ascolto

“In questi giorni abbiamo avviato una serie di occasioni di confronto e incontro con alcuni sindaci maggiormente impegnati sul tema della gestione dell’accoglienza dei migranti e più in generale sul tema delle politiche migratorie” .Così Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella Segreteria nazionale del Partito Democratico.
 “Siamo di fronte – prosegue – a un fallimento palese delle politiche del governo Meloni, un fallimento tragicamente annunciato e rimosso pubblicamente. Il governo dovrebbe provvedere immediatamente a convocare i sindaci e i rappresentanti delle Regioni per riorganizzare un sistema d’accoglienza degno di questo nome, puntando sull’accoglienza diffusa, sulla redistribuzione sul territorio nazionale della responsabilità di accogliere, sui progetti in grado di garantire integrazione e su interventi mirati riguardanti la questione dei minori non accompagnati. Serve, infatti, una regia nazionale per pianificare l’accoglienza in tutto il Paese, a maggior ragione a seguito degli effetti prodotti dal decreto Cutro che ha peggiorato la situazione cancellando importanti servizi di tutela psicologica e legale e di inserimento sociale senza i quali non si può fare un’accoglienza dignitosa. Il fatto che di fronte alle sacrosante valutazioni dei sindaci ci sia stata in tutte queste settimane la totale incapacità di ascolto da parte del governo è grave e pericoloso”.

“Per quel che ci riguarda – conclude Majorino – proseguiremo nel sostegno al lavoro importante svolto da chi si trova concretamente impegnato sul fronte dell’accoglienza.
Inoltre con gli stessi amministratori locali e i rappresentanti del terzo settore presenteremo presto le nostre proposte per rivedere totalmente l’impianto politico sposato dalla Legge Bossi Fini ancora sciaguratamente in atto. Servono infatti in Italia e in Europa politiche molto differenti e il nostro impegno andrà in questa direzione”.

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Un grido d’allarme viene dal governatore dell’Emilia Romagna, e presidente del Pd, Stefano Bonaccini: “Abbiamo il rischio che nelle città arrivino le tendopoli. Servono dei piani per trovare strutture dove far accogliere” gli immigrati “non è un problema di colore politico, ma nelle città specie del nord sta arrivando ogni settimana un numero sempre più alto di migranti e se non c’è pianificazione, c’è rischio che esploda un po’ di rabbia sociale. Penso che vada fatta una conferenza delle Regioni, così rischiamo una stagione problematica”, ha detto a ‘Gli incontri del Principe’ che si stanno tenendo in Versilia.  

Quella “pax” mai esistita

Una narrazione farlocca, ingiustificatamente “buonista”: quella che sulla stampa mainstream accreditava un cambio di rotta del governo Meloni nei confronti delle Ong impegnate nel soccorso in mare: dalla guerra alla “pax mediterranea”.

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Una pax inesistente.

Globalist, con il prezioso ausilio di giornalisti in prima fila sul fronte migranti e Mediterraneo, come Nello Scavo, Sergio Scandura, Francesca Mannocchi, Nancy Porsia, solo per citarne alcuni, ha smontato questa supposta “pace”.

Cosa che fa, con un puntuale e documentato report, anche il Post: “Negli ultimi giorni il governo di Giorgia Meloni ha sottoposto a fermo amministrativo tre navi utilizzate da diverse ong per soccorrere i migranti nel mar Mediterraneo: le imbarcazioni dovranno rimanere ferme in porto per 20 giorni, e le organizzazioni dovranno pagare una multa per aver agito in modo illecito durante le operazioni di soccorso. È una decisione opposta rispetto alla tendenza delle scorse settimane, durante le quali il governo aveva più volte chiesto aiuto alle ong  per riuscire a soccorrere le molte persone che cercavano di raggiungere l’Europa via mare.

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Nel 2023 le partenze dei migranti nel mar Mediterraneo sono aumentate rispetto agli ultimi anni: dall’1 gennaio al 23 agosto sono 

Arrivati  in Italia 105.909 migranti, più del doppio di quelli arrivati nello stesso periodo del 2022, e quasi il triplo rispetto al 2021. Tra giugno e agosto le ong avevano effettuato decine di operazioni di soccorso che in maniera un po’ inaspettata avevano chiesto le stesse autorità italiane, probabilmente costrette dalle circostanze e dalla mole degli arrivi. In quel periodo il governo aveva sì cambiato approccio, ma aveva anche negato una collaborazione sistematica: il 14 luglio il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, aveva detto  che la collaborazione con le ong era stata «un caso», ma «non è e non sarà una regola».

E infatti negli ultimi giorni il governo italiano sembra essere tornato ad applicare in modo rigoroso le leggi con l’obiettivo di scoraggiare l’operato delle ong.

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Il 21 agosto è stata fermata la nave Aurora, una piccola nave gestita dall’ong tedesca Sea Watch, simile a quelle utilizzate dalla Guardia costiera italiana. La nave aveva fatto sbarcare  72 persone al porto di Lampedusa, contravvenendo alle indicazioni del governo italiano che le aveva assegnato il porto di Trapani, sempre in Sicilia. Dopo aver comunicato l’impossibilità di raggiungere Trapani, le autorità italiane avevano detto all’Aurora di dirigersi in Tunisia, un paese non considerato sicuro e dove i diritti umani non sono rispettati: per questo la nave aveva deciso di andare comunque a Lampedusa, e lì aveva poi aspettato ore prima di poter effettivamente sbarcare le persone a bordo, alcune delle quali non erano in buone condizioni di salute anche a causa del caldo. La nave dovrà  rimanere ferma nel porto di Lampedusa per 20 giorni, e pagare una multa tra i 2.500 e i 10mila euro.

Una situazione molto simile era già avvenuta a giugno, quando l’Aurora era stata sanzionata per aver fatto sbarcare 39 migranti a Lampedusa invece che a Trapani.

La seconda imbarcazione sanzionata è la Open Arms, che a partire dal 23 agosto dovrà rimanere ferma nel porto di Carrara, in Toscana, per 20 giorni e pagare una multa fino a 10mila euro. La nave aveva fatto sbarcare 195 migranti, soccorsi con tre diversi interventi: un comportamento che viola il controverso codice di condotta per le ong  approvato dal governo alla fine del 2022, a causa del quale fare più di un soccorso durante un’unica operazione in mare è diventato assai più complicato. In un comunicato Open Arms ha definito contraddittorio l’atteggiamento delle autorità italiane, ricordando che negli ultimi mesi le sue navi avevano effettuato «dozzine di operazioni di soccorso su richiesta della Guardia costiera italiana», mentre farlo adesso è diventato di nuovo un problema.

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Il 23 agosto è stata fermata porto di Salerno, in Campania, la Sea-Eye 4 dell’ong tedesca Sea-Eye, da cui erano sbarcate 114 persone. La nave dovrà rimanere in porto per 20 giorni e pagare una multa da 3.333 euro perché, come la Open Arms, aveva compiuto tre diverse operazioni di soccorso prima di attraccare. La nave, tra l’altro, aveva dovuto allungare il viaggio di due giorni proprio per rispettare le indicazioni del governo italiano, che le aveva assegnato il porto di Salerno nonostante il primo soccorso fosse avvenuto vicino a Malta…”.

Sul fronte migranti, il governo Meloni-Piantedosi non conosce pace. Né verso le Ong né verso i sindaci. La guerra è permanente, combattuta in mare e in terra. 

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